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Referendum elettorale voluto dalla Lega e bocciato dalla Consulta, le reazioni in Lombardia

La richiesta era stata avanzata da otto consigli regionali tra cui quello lombardo

La Corte Costituzionale ha respinto la richiesta del referendum abrogativo per abolire il metodo proporzionale nell'attribuzione dei seggi alle elezioni di Camera e Senato. La decisione è arrivata nel tardo pomeriggio di giovedì 16 gennaio, mentre per le motivazioni la Corte ha tempo fino al 10 febbraio, anche se una scarna motivazione vergata in un comunicato fa comunque capire che il problema è stato l'auto-applicatività in caso di vittoria del Sì. L'inammissibilità del referendum è arrivata dopo svariate ore di camera di consiglio ma comunque, secondo quanto trapela, con un'ampia maggioranza di membri della Consulta.

Il referendum era stato chiesto da otto consigli regionali (Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria) su forte spinta della Lega e di Matteo Salvini. In Lombardia il procedimento era stato effettuato in gran fretta a settembre del 2019 con un passaggio in commissione e poi uno in aula. 

Nel comunicato della Consulta, si legge che «la richiesta è stata dichiarata inammissibile per l'assorbente ragione dell'eccessiva manipolatività del quesito referendario nella parte che riguarda la delega al Governo, ovvero proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito l'auto-applicatività della normativa di risulta». Spieghiamo: un referendum abrogativo deve essere "auto-applicativo" nel senso di non lasciare un vuoto normativo in caso di vittoria dell'abrogazione. In questo caso, chi ha scritto il testo referendario aveva previsto che la ridefinizione dei collegi venisse fatta attraverso la delega al Governo già in essere per un altro scopo, ovvero il taglio dei parlamentari. Un collegamento obiettivamente troppo ardito, che secondo la Consulta mina l'auto-applicabilità della legge in caso di abrogazione parziale.

Consulta boccia referendum della Lega, le reazioni

Furiosa la reazione di Matteo Salvini, leader della Lega: « "È una vergogna, è il vecchio sistema che si difende: Pd e 5stelle sono e restano attaccati alle poltrone. Ci dispiace che non si lasci decidere il popolo: cosi' e' il ritorno alla preistoria della peggiore politica italica». Replica il parlamentare milanese del Pd Emanuele Fiano: «Salvini che fa? Attacca la Corte, urla vergogna, accusa Pd e 5S di essere attaccati alle poltrone. Cioé un politico, delegato dai suoi elettori al potere legislativo, attacca un supremo e indipendente organo dello Stato, che ha il dovere di giudicare solo in base alla Costituzione. Questa è la Lega, attaccare sempre e comunque qualunque potere indipendente di una democrazia liberale che si fonda sull'equilibrio dei poteri».

Caustico un altro milanese, Felice Besostri, che ha partecipato all'udienza in rappresentanza di LeU, da sempre in prima linea contro il maggioritario: «Spero che ora le Regioni promuoveranno referendum nell'interesse delle Regioni stesse e non per fare un servizio a una forza politica. Se sono veramente convinte che il sistema maggioritario uninominale è il migliore, lo adottino per il loro rinnovo». La legge elettorale per le Regioni è infatti proporzionale, con al limite un premio di maggioranza per la coalizione vincente.

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, della Lega, si dichiara «amareggiato dalla decisione della Suprema Corte il cui significato potrà essere chiarito solo leggendo le motivazioni. Si è tolta la possibilità ai cittadini di esprimersi liberamente e scegliere come eleggere i propri rappresentanti. In passato la politica non è mai riuscita a trovare una legge che garantisse rispetto della democrazia e governabilità, questa poteva essere una buona occasione».

«La Lega ha tenuto in ostaggio il consiglio regionale solo per occuparsi della propaganda di Salvini. Pretendono di cambiare il Paese e non sono nemmeno in grado di scrivere una proposta di referendum», commenta Marco Fumagalli, capogruppo del Movimento 5 Stelle al Pirellone: «La finiscano con la campagna elettorale permanente. Tornino ad occuparsi di Miss Padania, è l’unico sistema elettorale che hanno congeniato correttamente». 

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