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Referendum prostituzione: il sì del consiglio regionale della Lombardia

Passa la proposta per un referendum di abrogazione parziale della Legge Merlin. Favorevole M5s, contrari Ncd e opposizioni di centrosinistra

La proposta di referendum per abrogare la legge Merlin sulla prostituzione è passata in consiglio regionale martedì pomeriggio. 41 consiglieri hanno votato a favore: si tratta del numero minimo perché la proposta venisse approvata. I sì sono arrivati dalla maggioranza di centrodestra (eccetto il Nuovo centrodestra) e dal Movimento 5 Stelle. Contrari Ncd, Pd e Patto Ambrosoli. Un solo astenuto.

La proposta era stata presentata dalla Lega Nord. Fa il "paio" con le firme che il Carroccio sta raccogliendo sempre con lo stesso scopo. La differenza è che le firme raccolte tra i cittadini vertono su un referendum che abolisca totalmente la legge, mentre la proposta passata in regione chiede un'abrogazione solo parziale. Se altri quattro consigli regionali approvano l'identica proposta, il referendum può essere tenuto.

"È sotto gli occhi di tutti, purtroppo, che la legge Merlin sia costantemente aggirata, basti pensare ai centri massaggi cinesi o agli annunci in internet e sui quotidiani. Per non parlare poi del far-west della prostituzione di strada, dove domina lo sfruttamento e la violenza dei racket criminali dell'est-Europa. Il popolo deve avere la possibilità di esprimersi sull'argomento e sotto la pressione di un possibile referendum il Parlamento sarà finalmente obbligato a legiferare su questo tema", ha affermato Massimiliano Romeo (Lega Nord).

"Ho creduto sin da subito in questa battaglia di civiltà, firmando tra i primi la proposta di referendum, perché ritengo che compito delle istituzioni sia liberare le tantissime donne, oggi, sottoposte al giogo della prostituzione, schierandosi contro il mercato degli esseri umani. Come rappresentanti delle istituzioni abbiamo il dovere di affrontare in maniera nuova il problema della prostituzione. Bisogna ripensare alla pianificazione di un fenomeno che se regolamentato anche dal punto di fiscale, permetterebbe allo Stato di recuperare un sommerso altrimenti irrecuperabile", ha affermato Giulio Gallera (Forza Italia).

"È dal 1992 quando ero consigliere comunale a Brescia, dove avevo raccolto oltre 10.000 firme, che mi batto per l'abolizione di questa Legge e per riapertura delle case chiuse. Sono trascorsi più di venti anni e la situazione, complice anche il fortissimo incremento dell'immigrazione clandestina, è addirittura peggiorata. Lotta all'Aids e controlli sanitari ma anche contrasto alla malavita organizzata, regolamentazione fiscale dell'attività, magari attraverso l'organizzazione in cooperative da parte delle prostitute", ha argomentato Viviana Beccalossi (Fdi).

"Tutti i soggetti auditi che in qualche modo si occupano della questione hanno giudicato negativamente l'iniziativa. L'esperienza dei Paesi nordeuropei sta lì a dimostrare che la deregolamentazione determina in realtà un incremento del fenomeno. E se ora non è lecito che ci si approfitti della prostituzione altrui, il nuovo sistema consentirebbe invece una gestione in forma di impresa tale da rendere molto labili, in assenza di norme, i confini dello sfruttamento. Un tema così delicato e complesso non può che richiedere una seria discussione parlamentare. Ed è davvero una follia sacrificarlo sull'altare della solita propaganda leghista, oggi malamente travestita da garante dell'espressione popolare", ha dichiarato Roberto Bruni (Patto Civico)

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