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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Referendum, prima volta col voto elettronico: com'è andata

Diversi intoppi: dai tablet non funzionanti domenica mattina agli scrutatori "costretti" a restare ai seggi senza far niente nella notte tra domenica e lunedì. Ma il voto elettronico è sicuro?

Roberto Maroni, governatore della Lombardia, e Gianni Fava, assessore con delega alla gestione del referendum, giurano che l'esperimento è riuscito: il voto elettronico con i tablet (o meglio voting machines), sperimentato col referendum per l'autonomia in Lombardia, ha superato la prova. Tanto che il presidente della Regione ha annunciato che invierà una relazione al ministero dell'Interno per spiegare per filo e per segno la procedura, in modo che magari sia utilizzabile anche per altre tornate elettorali. 

Referendum voto in Lombardia (foto MilanoToday)

Le interviste: cosa ne pensano gli elettori

Peccato che, però, siano stati in realtà diversi gli inghippi. Una cosa è sicura: se il ministero vorrà aprire al voto elettronico per tutte le tornate elettorali, dovrà farlo necessariamente in modo diverso, o quantomeno affinando alcuni dettagli. L'Italia è tra gli ultimi Paesi in Europa a sperimentare la procedura elettronica, che negli Stati Uniti è realtà da molto tempo in diversi Stati; ed è evidente che il futuro è lì e non con carta e matita. Ma diverse cose non hanno funzionato.

Scrutatori costretti a rimanere nei seggi

Partiamo dall'ultima: scrutatori e presidenti di seggio "sequestrati" nei seggi elettorali mentre le chiavette (estratte dai tablet a chiusura delle urne) venivano portate in un ufficio dove alcuni funzionari le esaminavano, una per una, al computer per estrarre i dati. Procedura necessaria, questa, perché le voting machines non erano collegate a internet. Col risultato che, in Comuni grandi (esempio, Milano), gli operatori dei seggi sono stati nelle scuole ad aspettare un "via libera" che non arrivava mai, mentre i funzionari centrali analizzavano qualcosa come tremila (e più) chiavette.

(da Fb, Filippo Andrea Rossi)

filippo andrea rossi verbale voto elettronico-2

«Alle 2.30 ci hanno mandati via su nostra responsabilità dicendoci di restare a disposizione. Cosa che gli avevo suggerito di fare 2 ore prima», scrive su Facebook un presidente di seggio, Filippo Andrea Rossi. Per la cronaca, quando c'è una sola scheda da scrutinare e con soltanto due opzioni a disposizione (vale per i referendum ma anche per i ballottaggi), la maggior parte delle sezioni si chiude ben prima delle due e mezzza di notte.

Affluenza: questa sconosciuta

Il dato sull'affluenza è stato un "giallo" sia durante la giornata di domenica sia, anche, a urne chiuse. La Regione aveva diffuso, per quella di mezzogiorno, un risultato poi corretto al rialzo, ma quello ufficiale è arrivato soltanto alle cinque del pomeriggio. Per di più, nel pomeriggio, il sito ufficiale regionale è rimasto offline, per poi riapparire intorno alle otto di sera.

Quanto all'affluenza definitiva, alle 8.51 di lunedì mattina la Regione ha comunicato che il dato sarebbe stato diffuso nell'arco della giornata e che mancava il 5% delle sezioni. Ma comunque la proiezione parlava di circa il 38%. Chiaramente il dato politico non chiede la virgola e il decimale, ma se vogliamo analizzare seccamente la metodologia dobbiamo dire che, così, non va. Si può certo dire che era la prima volta, che tutto va rodato e così via, ma nella realtà, in giro per il mondo, il voto elettronico esiste da tempo e non incontra questi problemi.

Tablet per votare: promosso ma...

Promosso invece il sistema di voto in sé. L'utilizzo del tablet è risultato semplice per (quasi) tutti gli elettori. Qualche anziano non sapeva bene come fare, non avendo alcuna dimestichezza con schermi touch screen (a proposito, erano capacitivi?). In generale però non si sono riscontrati grossi problemi. Qualche intoppo, invece, per il mancato funzionamento di alcuni di loro. Anche nella sezione in cui ha poi votato Matteo Salvini, a San Siro, un tablet su tre non funzionava all'inizio della mattinata. Grande lavoro, quindi, per i tecnici (sia quelli in loco sia quelli a disposizione) e problemi in gran parte risolti nell'arco di qualche ora.

Ma è sicuro il voto elettronico così?

Diversi esperti di informatica asseriscono che il voto elettronico, per garantire standard di sicurezza elevati, va fatto in un altro modo. Ovvero prevedendo la stampa della scheda appena dopo che il voto è stato espresso, in modo che l'elettore, ancora nella cabina, verifichi che il suo voto è stato correttamente recepito dal sistema. L'elettore, poi, piegherà la scheda, uscirà dalla cabina e consegnerà la scheda al presidente della sezione elettorale, che la riporrà in un'urna: passaggio essenziale per qualunque genere di verifica o riconteggio a posteriori, se necessario. 

Nel caso lombardo, la stampante era in ogni seggio ma solo per provare il tablet all'inizio della giornata di domenica. Nel 5% delle sezioni era invece collegata direttamente a un'urna, allo scopo di consentire una verifica in sezioni "campione"; ma nemmeno in queste sezioni l'elettore poteva verificare che il voto espresso corrispondesse. 

Nel sistema scelto dalla Regione manca dunque un elemento (la verificabilità immediata dell'elettore e la possibilità di verificare a posteriori) che gli esperti ritengono indispensabile per un voto elettronico con uno standard minimo di sicurezza. E' una questione di primaria importanza perché con la democrazia non si scherza. Alle elezioni parlamentari di luglio 2017 in Venezuela, con lo stesso sistema elettronico, il presidente Maduro ha diffuso un dato d'affluenza poi contestato dalla società di gestione (la stessa del referendum lombardo). 

L'associazione Enzo Tortora (Radicali) ha promosso la campagna "rifiuto il voto perché": i militanti e i simpatizzanti sono stati invitati a "rifiutare" il tablet e far verbalizzare che il voto elettronico, per essere considerato sicuro, deve prevedere la stampa contemporanea della scheda appena votata. Anche chi ha comunque votato sì, preferendo entrare nel merito, ha fatto verbalizzare la propria contrarietà.

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