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Regionali,nuovo ricorso dei radicali: “350 firme di Formigoni sono false”

Marco Cappato, presidente della lista Bonino-Pannella accusa la lista del centrodestra di aver raccolto e presentato firme false per le elezioni regionali di Marzo. Si scatena un polverone

I Radicali della Lombardia, a seguito delle elezioni regionali del 28 e 29 Marzo, hanno annunciato che presenteranno denuncia per falso nella raccolta di firme da parte di Roberto Formigoni, presidente della Lista del centrodestra 'Per la Lombardia' , in un primo tempo estromessa dalle suddette elezioni e poi riammessa dal Tar.
Le reazioni dei politici non si fanno aspettare facendo scattare risposte e considerazioni riguardo legittimità e diritti democratici.

I FATTI - Marco Cappato, presidente della Lista Bonino-Pannella, aveva fatto ricorso sostenendo che il numero delle firme della Lista di Formigoni non fosse sufficiente. L'Ufficio regionale presso la Corte d'appello di Milano aveva accolto il ricorso escludendo la Lista 'Per la Lombardia' in data 1 Marzo.

Appena due giorni dopo il centrodestra ha esposto un'istanza che non è però stata accolta e si è rivolto di conseguenza al Tar presentando due ricorsi: uno personale di Roberto Formigoni e uno della Lista. Il Tribunale amministrativo decise di riammettere la Lista alle regionali e la disposizione venne confermata il 9 Marzo e successivamente il 13 dello stesso mese dal Consiglio di Stato.

Il governo inoltre, aveva approvato un decreto legge in base al quale le Liste escluse di Lazio e Lombardia potessero essere recuperate, ma in realtà i giudici del Tar della Lombardia avevano già deciso senza tenere conto del decreto partendo dal presupposto che, secondo la giurisprudenza amministrativa, hanno diritto a presentare ricorso solo i soggetti esclusi e in questo caso, i radicali erano esenti da questo diritto.

Ad oggi, i radicali, hanno ottenuto copia dei moduli delle firme che hanno fatto visionare ad un perito calligrafico secondo il quale gran parte delle firme sono false. "Nei moduli che abbiamo potuto vedere - ha spiegato Marco Cappato - almeno 350 firme raccolte da Formigoni sono false, contrariamente a quello che aveva dichiarato. E' un numero sufficiente sul piano della procedura a imporre che in Lombardia si possano fare elezioni legali".

L'INCHIESTA P3 - Ricordando le intercettazioni telefoniche nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3 e l'interessamento del Presidente della Corte d'appello di Milano Alfonso Marra, Cappato aggiunge: "Siccome Formigoni si è rivolto a personaggi non proprio particolarmente credibili per ottenere un aiuto sulla questione delle liste, avendo mentito e accusato i radicali di aver manomesso i moduli, crediamo che si debba dimettere perché non poteva non sapere di avere firme totalmente false in quanto apposte dalla stessa persona".

LA RISPOSTA DI FORMIGONI - La risposta di Roberto Formigoni, presidente della Lombardia, non si è fatta attendere "E' la solita iniziativa propagandistica dei radicali, ai quali non intendo fornire alcuna eco. Facciano la querela che hanno minacciato e risponderemo in quella sede."
"Le loro affermazioni - ha aggiunto- sono del tutto false, offensive e infondate. Gli elettori si sono pronunciati chiaramente, dando la vittoria a me e alla mia coalizione e nessuno riuscirà a rovesciare la loro volontà".

L'esponente radicale e vice presidente del senato, Emma Bonino, ha replicato al presidente Formigoni affermando "Purtroppo per lui in democrazia ci sono delle regole e in paesi dove lo stato di diritto non è ancora ridotto a putrescenza chi non le rispetta abitualmente ne paga le conseguenze".

La Bonino conclude ritenendo che "gli elettori lombardi possano farsi un'idea da soli visitando i siti che hanno pubblicato un campione dei moduli compilati".
A detta del vice presidente del Senato, "anche ad occhi inesperti la falsificazione è più che evidente".

PODESTA' - Il presidente della provincia di Milano e coordinatore regionale del Pdl, Guido Podestà, ha commentato la decisione dei Radicali parlando di "solito polverone della sinistra perdente" alla ricerca di scorciatoie a "inaccettabili, lesive dei principi democratici."


Anche il consigliere regionale del Pd , Giuseppe Civati, si esprime al riguardo, ritenendo che qualora la denuncia presentata dai radicali fosse fondata, "ci troveremmo di fronte a un caso veramente grave".

Convinto del fatto che la questione sollevata da Cappato sia da tenere in in grande considerazione, auspica che la magistratura faccia luce al più presto sull'accaduto. A giudizio di Civati, ancora, "quello che contribuisce a rendere torbida tutta la vicenda legata all'esclusione del listino del presidente alla vigilia delle scorse regionali, poi riammesso a pochi giorni dal voto, è stato il pressing, tra mozzarelle e passeggiate, che Formigoni avrebbe esercitato nei confronti del presidente della corte d'Appello, Alfonso Marra, come emergerebbe dall'inchiesta sulla P3". pertanto, conclude, "se venisse confermato il falso ci troveremmo di fronte a un caso veramente grave di cui Formigoni e il centrodestra lombardo dovrebbero assumersi la piena responsabilità ma sappiamo già che non lo faranno".

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