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Navigli, i Radicali: «Il referendum riguardi la riapertura completa»

Il sindaco Sala sta decidendo se fare o non fare il referendum. Sullo sfondo il "rischio" che ci si fermi a cinque vasche d'acqua. Il caso

Si torna a parlare di riapertura dei Navigli: il sindaco di Milano Giuseppe Sala cerca un metodo per procedere. Rispetto al referendum inizialmente promesso (con un progetto concreto da sottoporre ai milanesi), è quasi certo che si preferirà la strada del dibattito pubblico, perché costa molto di meno. Sala, quindi, ha ora aperto il dibattito con le forze politiche di maggioranza per capire il da farsi. 

Riapertura Naviglio (i rendering di Urbanfile)

Il referendum costerebbe fino a quattro milioni di euro, a seconda di varie opzioni (numero di seggi, accorpamento con un'elezione come le regionali o le politiche, entrambe calendarizzate nel 2018). Pur sempre molto. Il Partito Democratico sembra concorde sull'abbandono della via referendaria e preferirebbe organizzare momenti di consultazione coi cittadini, un po' come è stato fatto per gli scali ferroviari con vari incontri nei quartieri interessati. 

Nel dibattito sono intervenuti anche i Radicali, alleati con Sala, al ballottaggio, con un accordo che prevedeva anche la riapertura dei Navigli, a cui sono da sempre favorevoli (erano tra i promotori del referendum consultivo del 2011). Marco Cappato (ex consigliere comunale) e Barbara Bonvicini (segretaria dell'Associazione Enzo Tortora) chiedono anzitutto la riattivazione idraulica e l'apertura delle Conche e di Melchiorre Gioia, "progetti fondamentali per il riassetto idrogeologico della città".

La seconda richiesta è quella di un dibattito pubblico "secondo le migliori pratiche europee, attraverso regole pubbliche e istituzionali". Non quindi un incontro sui generis tra amministrazione e cittadini, ma qualcosa di più organizzato, istituzionalizzato e ufficiale. E infine che il referendum (a cui i Radicali restano favorevoli) riguardi la riapertura e navigabilità totale, "con chiara indicazione delle coperture economiche".

Già, perché uno dei punti maggiormente discussi riguarda il fatto che, in ogni caso, prima di tutto saranno effettuate alcune riaperture parziali, per quattro anni di lavoro e 150 milioni di euro. Il rischio è che ci si fermi lì, e che la riapertura dei Navigli si trasformi in cinque vasche d'acqua in altrettanti punti della città.

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