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Rimborsi ai consiglieri regionali: chiuse le indagini

Tutte le spese che i magistrati ritengono illecitamente rimborsate. Ci sono anche due ipotesi di truffa

Chiuse le indagini sui rimborsi chiesti e ottenuti dai consiglieri regionali lombardi. Il rischio di rinvio a giudizio è per 31 consiglieri del Pdl, 23 della Lega, 5 del Pd, 2 dell'Udc, uno di Sel, uno di Idv e uno dei Pensionati. L'inchiesta riguarda il periodo tra il 2008 e il 2011 e comporta una uscita presunta illegale di quasi 3 milioni di euro. Per l'esattezza, 2.941.721,29 euro.

L'elenco è lunghissimo, anche perché molte spese appaiono irrisorie. Elencare utte le voci di spesa illecite è praticamente impossibile. A Renzo Bossi, figlio di Umberto, sono stati contestati rimborsi per oltre 15 mila euro, tra spremute d'arancia, caramelle, sigarette, Red Bull, brioche ma anche un televisore (più di 400 euro), un rilevatore di autovelox, un frigorifero, Ipad e Iphone, una cena da 11 persone (850 euro) e altro ancora. Guido Boscagli (Pdl) non ha saputo giustificare un "necrologio Berlusconi" (189 euro) e varie ricariche di caffè a un distributore. Guido Galperti (Pd) risponde di 21 mila euro per un progetto di comunicazione del gruppo consiliare, di cui era capogruppo, 15 mila euro per consulenza su politiche per la casa, 600 euro per dolci di pasticceria. Carlo Porcari (Pd) risponde di varie maxi cene, dell'acquisto di salami e cotechini, ma anche di aspirine.

Regali istituzionali per più di 15 mila euro per Giovanni Rossoni (Pdl), mentre Nicole Minetti (Pdl) si è fatta rimborsare tra l'altro il libro "Mignottocrazia" e Pierluigi Toscani (Lega) proiettili per andare a caccia. Poi Elisabetta Fatuzzo (Pensionati) per un pranzo da 200 euro e Chiara Cremonesi (Sel) per 85 mila euro totali tra cui iscrizioni per otto persone a una scuola di cultura politica e biglietti del treno e dell'Atm per i collaboratori.

E c'è anche la tessera dell'ordine dei giornalisti (100 euro) per Carlo Spreafico (Pd), che però risponde in totale di circa 40 mila euro.

I casi di truffa sarebbero due: quello di Davide Boni (Lega), che avrebbe ottenuto circa 27 mila euro di rimborsi per spese di viaggio per avere comunicato di essere residente nel comune di Sabbioneta, in provincia di Mantova, mentre si era trasferito a Milano, e per avere ricevuto 160 mila euro in cinque anni per pagare un collaboratore esterno con funzione di autista. E poi quello di Stefano Galli (Lega) per una consulenza da quasi 200 mila euro al genero, che però non ne aveva i requisiti.

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