Roberta Cocco continua a non pubblicare i redditi online. Sala: "La legge è sbagliata"
Il sindaco difende il suo assessore, che si dichiara "serena" e "pronta a rispondere all'autorità anticorruzione"
Roberta Cocco, assessore alla digitalizzazione, continua a non volere pubblicare i redditi del 2015 sul sito del comune di Milano, come invece imporrebbe la legge sulla trasparenza. La Cocco è ex manager di Microsoft, in aspettativa dal 1 settembre 2016, giorno d'insediamento a Palazzo Marino, e alle rimostranze per avere mancato di pubblicare i suoi redditi ha replicato che aveva «un'altra posizione lavorativa», non era insomma pubblico amministratore.
Il Decreto Trasparenza (dlgs n. 33/2013, art. 14) è però piuttosto chiaro. All'articolo 14 parla di «titolari di incarichi politici, di carattere elettivo o comunque di esercizio di poteri di indirizzo politico», dunque anche gli assessori (nominati), e obbliga costoro a pubblicare una serie di documenti: l'ultima dichiarazione dei redditi, una dichiarazione sulle proprietà immobiliari e poi anche l'atto di nomina, il curriculum, i compensi relativi alla carica, gli importi di viaggi di servizio e missioni, i compensi di altre cariche presso enti pubblici o privati, eventuali altri incarichi con oneri spettanti alla finanza pubblica.
L'Anac (anticorruzione) di Raffaele Cantone se ne occuperà e l'interessata continua a ribadire che risponderà all'autorità. E il sindaco di Milano Giuseppe Sala la difende. Ammette che la legge parla chiarissimo, ma sostiene che «non è corretta» e che quindi non è giusto che «un amministratore pubblico debba pubblicare i suoi redditi prima di diventare amministratore pubblico».
Ma cosa rischia la Cocco? Se verrà giudicata inadempiente dall'Anac, sarà soggetta (art. 47 dello stesso decreto legilsativo) unicamente ad una sanzione amministrativa da 500 a 10 mila euro, ma non è previsto che venga obbligata a pubblicare i dati. E peraltro sarebbe obbligata a comunicare e pubblicare la maggior parte dei dati richiesti non solo fino a fine mandato, ma anche nei tre anni successivi.
«O l'assessore rispetta la legge, consentendo subito ai cittadini milanesi di avere tutte le informazioni che la legge impone di pubblicare, o in alternativa il sindaco dovrà sostituirla», dichiara perentoria Patrizia Bedori, caporgruppo del Movimento 5 Stelle, criticando anche il sindaco per avere posto dei dubbi sulla legge sulla trasparenza («fondamentale per far emergere i conflitti d’interesse che, nel caso specifico, non mancano, dal momento che Microsoft è anche un fornitore del comune»). Sulla linea delle dimissioni è schierata anche la Lega Nord. E anche dalla maggioranza si levano voci critiche: è il caso di Lamberto Bertolè (capogruppo del Pd) e Pierfrancesco Majorino (assessore al welfare, collega di giunta quindi della Cocco) che chiedono all'ex manager Microsoft di attenersi alla legge.