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Favori a ex collaboratrici: chiuse indagini su Maroni ed Expo 2015

L'accusa: avrebbe fatto pressioni per favorirle. Con una delle due, il governatore avrebbe avuto "una relazione affettiva"

Chiuse le indagini su Roberto Maroni (presidente della Lombardia) e la società Expo 2015 Spa, in merito alle due ex collaboratrici del governatore che questi avrebbe cercato di favorire. Risultano indagati il presidente Maroni, il direttore generale di Expo 2015 Spa Christian Malangone, l'ex segretario generale della regione Andrea Gibelli, il capo della segreteria di Maroni Giacomo Ciriello e una delle due ex collaboratrici, Mara Carluccio. Era indagato anche Alberto Brugnoli, ex direttore generale di Eupolis, che ha patteggiato otto mesi con la condizionale e 400 euro di multa.

Il primo episodio riguarda l'ex collaboratrice di Maroni Maria Grazia Paturzo, diventata poi collaboratrice di Expo 2015 con un contratto di due anni: secondo l'accusa, Maroni avrebbe chiesto alla società di pagare alla donna un viaggio di rappresentanza di Expo previsto a Tokyo per il 2 giugno 2014. La società negò la richiesta perché la Paturzo non aveva titoli per prendere parte al viaggio. A quel punto, Maroni avrebbe rinunciato a sua volta al viaggio per recarsi a Berna con una delegazione della regione.

Il secondo episodio riguarda la gara per fare ottenere un contratto con Eupolis a Mara Carluccio, collaboratrice di Maroni quando era ministro dell'interno. Si sospettano irregolarità nella gara stessa.

Le accuse vanno da concorso in induzione indebita a concorso nella turbata libera scelta del contraente.

E nel caso della Paturzo, sarebbe stata l'esistenza di "una relazione affettiva", secondo quanto scrivono i giudici, a spingere Maroni alla richiesta ad Expo 2015 Spa di accollarsi i costi della partecipazione della donna alla missione giapponese. Materialmente il danno alle casse pubbliche si limitò alla prima notte in hotel, non rimborsata, perché al viaggio partecipò comunque una delegazione. L'induzione indebita a promettere utilità è però indipendente dall'ammontare del danno.

Se Maroni venisse condannato in primo grado, per la Legge Severino decadrebbe da presidente della regione.

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