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Perché Beppe Sala ha incontrato Di Maio (di nuovo) e Letta

Il sindaco di Milano ha incontrato il ministro degli esteri e il segretario del Pd

In tre, tutti intorno allo stesso tavolo. Martedì il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha incontrato il ministro degli esteri, Luigi Di Maio, e il segretario del Partito democratico, Enrico Letta. L'appuntamento, che si è tenuto nella sede di Arel, l'agenzia di ricerche e legislazione fondata dal parlamentare Dc Nino Andreatta, è inevitabilmente collegato alle prossime elezioni del 25 settembre che dovranno decretare il successore di Mario Draghi. 

Più volte il primo cittadino meneghino aveva dato la sua disponibilità a spendersi in prima persona per un centrosinistra "largo", "ampio", che potesse reggere alla prova delle urne. E la chiacchierata con il numero uno dei Dem e con l'ex grillino ora leader di "Insieme per il futuro" sarebbe andata proprio in quella direzione. 

"Sto solo cercando di dare una mano, è chiaro che Enrico Letta è il segretario di un partito che per me è un riferimento, non essendo il mio, e anche un amico da tanti anni - ha spiegato Sala ai cronisti dopo l'incontro -. Volevo capire la situazione". Lui stesso ha poi escluso un coinvolgimento diretto: "Io non sarò di questa partita, l'ho detto tante volte, ma da qui a disinteressarmi in un momento così delicato per il nostro Paese ce ne passa molto. Io non sarò parte diretta della creazione di nulla, però il mio interesse è capire cosa farà il mondo del centrosinistra e come affronterà questo momento delicato. Ci sono - ha concluso - principi fondamentali che sono alla base del mio modo di vedere la politica e dei miei valori, come l'idea di dare importanza e peso all'ambiente e a un credo europeista totale".

Già a inizio mese Sala aveva avuto un primo scambio di vedute con Di Maio, ospitato nella sua casa in centro a Milano. "Ci confrontiamo su una serie di idee, da qui a dire che potrà nascere qualcosa con lui o con altri per me è prematuro", aveva sottolineato allora. "Credo che lo stesso Di Maio stia costruendo quello di cui c'è bisogno, questa è la fase in cui tanti si parlano, io con lui parlo ma non c'è ad oggi un progetto per partire.  Se c'è da sottoscrivere da qualche parte che non mi candiderò a nulla, lo sottoscrivo, perché così sarà", aveva garantito anche in quell'occasione. E il primo cittadino non aveva celato la sua stima per Di Maio: "È una persona con cui mi confronto, apprezzo la sua voglia in questo momento di dare un contributo per la tenuta di un governo che purtroppo è un po' traballante ma che è obbligato ad andare avanti", aveva detto, senza poter sapere che da lì a poco all'esecutivo guidato da Mario Draghi sarebbe stata tolta la fiducia. 

Una mossa che Sala non aveva preso affatto bene: "A tutto c’è un limite. E c’è sempre più da pedalare", era stato il suo sfogo il day after la caduta del governo. "Proviamo ad astrarci dal risultato della bagarre di ieri e riflettiamo sulla qualità del dibattito parlamentare delle ultime settimane. Nel mondo ci sono cambiamenti climatici spaventosi, differenze sociali che si allargano, una pandemia che ci ha messo in ginocchio, guerre che ci coinvolgono direttamente e di cosa si dibatte in Parlamento? Di concessioni balneari? Di taxi, con i partiti che si dividono per calcolo elettorale?", aveva scritto su Instagram. 

"Abbiamo ancora bisogno in questo difficilissimo XXI secolo di Camere così, di deputati e senatori senza alcuna competenza e storia professionale che sono rimasti attaccati alla sedia fino a che hanno maturato l’indennità di pensione, alcuni dei quali farfugliano in un italiano incerto? No - aveva concluso -, di tutto ciò non abbiamo più bisogno. Sono sindaco di Milano da 6 anni e ho visto passare e morire 5 governi. A tutto c’è un limite. E c’è sempre più da pedalare".

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