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«Con Beppe Sala e gli ex-M5s daremo vita alla nuova forza politica dei Verdi in Italia»

Parla Philippe Lamberts, co-presidente del gruppo ambientalista al Parlamento europeo: “La scelta del sindaco di Milano dimostra che è necessario cambiare il modo di governare le città”

«Sia a Bruxelles che a Roma e nel resto d’Italia, le porte dei Verdi sono aperte a tutte le persone che vogliono lavorare a una transizione ecologica ed equa dal punto di vista sociale». Philippe Lamberts, co-presidente dei Verdi al Parlamento europeo, parla con entusiasmo della nuova avventura ambientalista italiana. Sono giorni frenetici per i 'greens', che oggi festeggiano per l’adesione del sindaco di Milano, Beppe Sala, il quale ha già deciso di correre nuovamente per la fascia tricolore del capoluogo lombardo, ma questa volta come esponente dei Verdi Europei.

Un ingresso che conferisce credibilità al progetto ambientalista in Italia, per anni ridotto a forza extra-parlamentare e al movimentismo locale dei No-Tav, No-Tap, No-Trivelle e via dicendo. La galassia di sigle ha trovato asilo politico nel Movimento 5 stelle che, arrivato al potere, è caduto vittima delle circostanze e ha dovuto accettare la logica del compromesso. In un’intervista a Europa Today, il capogruppo ambientalista Lamberts ripercorre le puntate precedenti della storia dei Verdi in Italia e mette ordine tra gli ultimi sviluppi, dal passaggio di quattro eurodeputati dal M5s ai Verdi fino all’arrivo del primo cittadino di Milano. 

Cosa rappresenta per i Verdi l’adesione di Beppe Sala?

«Per me non è una notizia, siamo in contatto da tempo. La scelta di Sala dimostra che tante persone di diversa origine politica stanno capendo la necessità di un cambiamento fondamentale nel modo in cui vanno governate le città. Percepiamo la fiducia nella famiglia verde europea e trovo incoraggiante che il sindaco della capitale economica italiana abbia scelto di unirsi a noi. C’è un numero crescente di città europee governate da sindaci Verdi e credo che sia una cosa positiva perché i centri urbani giocano un ruolo fondamentale nella transizione ambientale».

Milano è considerata la capitale economica italiana e la città simbolo del potere produttivo del Belpaese. Come si possono tenere assieme le istanze ambientaliste con quelle dell’industria?

«Le aziende non possono ignorare che il Pianeta è in pericolo e rischia di diventare un luogo inospitale per noi umani. Se sei a capo di un’impresa e non capisci che è necessario un grande cambiamento significa che sei incapace di vedere e di capire quello che sta succedendo. Beppe Sala ha deciso di entrare nei Verdi perché ha capito l’imperativo della ripresa e della tutela del Pianeta».

Facciamo ordine nel mondo dei ambientalista. Chi sono i Verdi in Italia?

«Tutto quello che è successo negli ultimi tempi a Roma, Milano e Bruxelles fa parte della stessa strategia. I deputati Rossella Muroni, Lorenzo Fioramonti e Alessandro Fusacchia vogliono creare un gruppo di ispirazione verde al Parlamento italiano. L’obiettivo non è quello che aveva Matteo Renzi, cioè di indebolire il Governo, bensì di lasciar lavorare questo Governo preparandosi alle prossime elezioni in Italia, perché noi crediamo che ci sia la necessità di una forte rappresentanza verde anche a livello nazionale. Per noi la cosa importante è chiarire in che direzione vogliamo andare, senza dare peso alla provenienza. Non crediamo che i Verdi abbiano il monopolio dell’intelligenza e delle buone idee. Ma se i politici e la società civile italiana credono che il cambiamento sia necessario, una forza politica verde italiana avrà successo. Quella è la strategia che abbiamo concordato anche coi quattro eurodeputati ex-M5s che hanno aderito al gruppo dei Verdi al Parlamento europeo».

Avete avuto contatti con altri eurodeputati italiani interessati a entrare nel gruppo dei Verdi all’Eurocamera?

«Non commentiamo pubblicamente sulle discussioni in corso. Se ci sono annunci ufficiali da fare, li faremo». 

E con il Movimento 5 stelle non avete più rapporti? Si è parlato per mesi di un possibile ingresso dell’intera delegazione nel vostro gruppo.

«Se il Movimento 5 stelle avesse voluto entrare nella famiglia dei Verdi lo avrebbero dovuto dimostrare anni fa. Quando i Cinquestelle sono arrivati al Parlamento europeo (nel 2014, ndr) ho pensato che potessero essere loro il nuovo partito ambientalista che avrebbe preso il posto della precedente esperienza di Governo dei Verdi italiani, che non è finita bene. Ma poi hanno fatto un’altra scelta e sono andati con Nigel Farage (all’epoca leader dello Ukip, la prima forza politica a chiedere il referendum per l’uscita del Regno Unito dall’Ue, ndr). Sono diventati un partito anti-Ue e sono rimasto molto deluso da questa scelta. Ma anche quello che hanno fatto i Cinquestelle al Governo in Italia ha molto poco a che fare con l’agenda verde. Che si parli di alta velocità Torino-Lione, del problema dell’Ilva, del gasdotto nell’Adriatico, i Cinquestelle non si sono comportati come un partito verde e solo ora che si sono indeboliti vogliono riposizionarsi come forza ambientalista. Purtroppo si pone una questione di credibilità».

L'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte non le sembra credibile come leader ambientalista?

«Io ritengo che Conte sia più in linea coi valori dei liberali europei (del gruppo di Renew Europe, di cui fanno parte anche En Marche di Emmanuel Macron e Italia Viva di Matteo Renzi, ndr). Le racconto una cosa interessante: all’inizio della legislatura europea (nel 2019, ndr), Conte venne a Bruxelles a parlare con gli eletti del Movimento 5 stelle. In quell’occasione raccomandò con decisione di aderire al gruppo di Renew Europe, non dei Verdi. Il ‘track record’ di Conte non è verde, è più quello di un politico centrista-liberale».

Lei è convinto che in Italia ci sia lo spazio politico per un partito verde?

«Faccio politica nei Verdi da trent’anni e sono nel gruppo europeo da due decenni e l’Italia per noi è sempre stato motivo di grande preoccupazione. Non ci sono ragioni che possano giustificare l’assenza di un forte partito verde in Italia».

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