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Salvini e Le Pen d'accordo su tutto. Passera: «Non votate per il fascismo leghista lepenista»

L'incontro tra il leader della Lega e la nipote di Marine Le Pen segna un altro punto di distacco con i più moderati del centrodestra, dopo la rottura con Forza Italia su Roma e Torino (ma non Milano)

Alla fine l'incontro tra Matteo Salvini e Marion Le Pen alle Stelline si è tenuto. Il leader della Lega Nord e la parlamentare del Front National (e nipote della leader Marine Le Pen) si sono trovati d'accordo su tutto, ed era scontato. L'incontro si è svolto tranquillamente. I centri sociali si sono quindi limitati al "blitz" del giorno precedente.

Solo un piccolo incidente: un giornalista ed un operatore del programma "Le Petit Journal" del canale televisivo francese Canal+ sono stati allontanati perché non accreditati, anche se - prima di partire dalla Francia - la redazione della trasmissione si era informata e le era stato assicurato che non occorresse alcun accredito.

Visione comune, si diceva, tra Le Pen e Salvini, su qualunque argomento: dalle relazioni internazionali (sognando l'asse tra Vladimir Putin e Donald Trump, ma anche il "Brexit", cioè l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea attraverso un referendum) fino alle politiche sociali: difesa della famiglia tradizionale ed eterosessuale, per esempio. La Le Pen - che in serata era poi a Roma - pur senza entrare nelle questioni italiane ha dato un assist a Giorgia Meloni, leader di Fdi e neo candidata a sindaco della capitale sostenuta proprio da Salvini: «Certo che una donna in gravidanza può candidarsi», ha affermato.

La strategia di "matrimonio di ferro" con il Front National serve a Salvini anche per rimarcare la rottura che sta segnando quasi ovunque - in vista delle amministrative - con Silvio Berlusconi. A Roma e anche a Torino. Ma non a Milano, dove resta saldo il sostegno a Stefano Parisi. Inevitabile, però, che la saldatura con Le Pen e la rottura con i più moderati della coalizione di centrodestra avesse ripercussioni politiche anche sotto la Madonnina. 

E' Corrado Passera ad intervenire con forza sull'argomento. L'ex ministro - che si è candidato a sindaco con una lista civica indipendente - è consapevole che i milanesi moderati potrebbero non gradire l'estremizzazione della Lega Nord, putiniana e trumpiana, e attacca: «Milano non si può permettere il gemellaggio con il fascismo leghista lepenista imposto a Stefano Parisi: votandolo, la città verrebbe consegnata al dipendente di una coalizione ormai in frantumi, sotto costante ricatto e totalmente in balìa della becera politica retriva e populista della Lega di Salvini, che va sotto braccio al partito nazional fascista di Le Pen che auspica la fine dell'accordo di Shengen».

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