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Sparatoria in viale Monza, il centrodestra chiede ordinanze "ad hoc". SxM: "Ricostruire comunità"

La polemica politica si infiamma dopo la sparatoria con cui la polizia è riuscita a catturare un gambiano che agitava due coltellacci e minacciava i passanti

Si infiamma la polemica dopo la cattura (con colpi d'arma da fuoco da parte della polizia), in viale Monza, del gambiano 22enne Danso Bakary che, alle sette di sabato mattina, si è presentato in strada agitando due coltellacci. Si è poi scoperto che si tratta di uno spacciatore di droga con "base" in via Arquà: nell'appartamento, oltre a diversi connazionali irregolari in Italia, è stata trovata molta droga.

VIDEO | La folla urla «Sparagli, sparagli!»sparatoria-5

La paura che si potesse trattare di un nuovo "caso Kabobo" se non fosse stato fermato in tempo è viva. Il centrodestra va all'attacco: «La prossima volta potremmo non essere così fortunati», dichiara Samuele Piscina, presidente leghista del Municipio 2, che chiede presidi fissi delle forze dell'ordine, ordinanze "ad hoc" per i quartieri più problematici e controlli serrati per i negozi che tengono aperto tutta notte. Sulla stessa linea Riccardo De Corato di Fratelli d'Italia, già vice sindaco di Milano: «I nuclei speciali e le ordinanze sono quello che il centrodestra ha fatto e che da anni continuo a chiedere ai rosso-arancioni e, dal 2016, al sindaco Giuseppe Sala», afferma l'esponente di Fdi, ora consigliere regionale, aggiungendo la richiesta di un maggior numero di forze dell'ordine in città. E Silvia Sardone (consigliera comunale di Forza Italia) parla di «aggressioni e violenze ad opera di immigrati» che «si moltiplicano nel silenzio colpevole dell'amministrazione».

Sparatoria in viale Monza

Proprio sabato pomeriggio, al Ligera, Sinistra x Milano (la lista "erede" di Pisapia, composta da Sinistra Ecologia e Libertà e Verdi) aveva già calendarizzato un incontro per parlare del quartiere di via Padova. «Il problema vero è la casa e l'abitare», argomenta la portavoce di SxM Elena Comelli: «Condomìni indebitati e soprattutto condomìni in cui sfruttamento e sovraffollamento portano a un via vai continuo di inquilini e a una mancanza di conoscenza del proprio vicino di casa che genera paura e insicurezza». No, quindi, a soluzioni «emergenziali e securitarie» che portano ad un maggiore isolamento. Piuttosto, «ricostruire quelle comunità che, dietro i portoni e nascoste alla strada pattugliata dall'esercito, si stanno sfaldando».

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