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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Ucraino, ex spia del Kgb, chiede e ottiene protezione umanitaria in Italia

L'uomo è nel nostro Paese dal 2000. Ha chiesto anche la protezione politica sostenendo di essere "filorusso" ma non gli è stata accordata

E' decisamente particolare la vicenda di un ex agente segreto del Kgb che ha chiesto (e ottenuto) la protezione in Italia sostenendo che, nel suo Paese, l'Ucraina, verrebbe perseguitato «perché filorusso». La protezione, però, non gli è stata però accordata per questo, ma semplicemente perché in Ucraina vige una obiettiva situazione di instabilità e incertezza, ed anche perché l'uomo nel frattempo è in Italia da 17 anni e, essendo non più giovanissimo, se fosse costretto a tornare in Ucraina difficilmente potrebbe mantenersi. La vicenda viene raccontata da Meltinpot.org.

L'uomo, dipendente del Kgb, è diventato sottoposto ai servizi ucraini dopo la disgregazione dell'Unione Sovietica ma, secondo il suo racconto, sarebbe stato «malvisto» e in qualche modo «perseguitato». Ha dichiarato di avere lasciato l'Ucraina nel 1989 in seguito ad un episodio avvenuto nel porto di Odessa l'anno precedente, quando per conto del Kgb aveva ispezionato una nave finendo con l'avere problemi non meglio precisati. Dopo anni di permanenza in vari Paesi, è arrivato in Italia nel 2000.

Nel 2011 non gli è stato più rinnovato il permesso di soggiorno perché non aveva un lavoro. E successivamente ha scontato anche un anno e un mese in carcere, dopodiché ha presentato domanda di protezione internazionale. E, nel 2016, è comparso davanti alla Commissione territoriale di Milano che ha esaminato il suo caso.

In quella sede l'ex spia ha fornito una versione leggermente diversa. Come si legge nel dispositivo del giudice Rosmunda D'Alessandro, che gli ha accordato la protezione umanitaria ma non quella politica a luglio 2017, ha raccontato che lui e i suoi colleghi filorussi sono stati «perseguitati dalle autorità ucraine» «quando è caduta l'Unione Sovietica». Ora, l'Urss si è disgregata nel 1991 e nello stesso anno l'Ucraina ha ottenuto l'indipendenza, ma l'uomo aveva raccontato in precedenza di aver lasciato l'Ucraina già nel 1989.

No alla protezione internazionale, sì a quella umanitaria

Il giudice milanese Rosmunda D'Alessandro ha rigettato la domanda di protezione politica, spiegando nel dispositivo che le circostanze richiamate, risalenti al 1989, sono difficilmente verificabili e che, in ogni caso, il tempo trascorso non fa ritenere che potrebbe essere «perseguitato» rientrando oggi in patria.

D'Alessandro ha richiamato la difficile situazione in Ucraina orientale (9.700 morti di cui circa 2.000 civili dal 2014), le difficoltà degli sfollati interni, il sistema sanitario che non sempre riesce a garantire cure mediche, la situazione nelle carceri e anche (stando a denunce di Medici senza frontiere e Amnesty) le detenzioni arbitrarie e prolungate, da entrambe le parti, nelle regioni dell'est. Ma ha concluso che tutto questo non può essere sufficiente a fornire protezione internazionale, non essendoci i requisiti di un "conflitto armato" vero e proprio nel territorio del richiedente asilo.

Diversa la questione per la protezione umanitaria, che - come dicevamo - è stata concessa all'ex spia. Il conflitto «separatista» produce nei fatti, secondo il giudice D'Alessandro, una «situazione di incertezza politica, economica e sociale». Non solo: l'ex agente segreto vive in Italia orma da 17 anni e, nonostante il breve periodo in carcere, è perfettamente integrato nel nostro Paese, lavorando anche per una cooperativa veneziana con il sostegno della compagna: in caso di rientro in Ucraina, ormai avanti con gli anni, non saprebbe cosa fare e sarebbe in condizione di fragilità. Di qui l'accoglimento della domanda di protezione umanitaria.

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