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Lenzuoli ai balconi a Milano per accogliere Salvini dopo lo striscione rimosso a Brembate

Al centro del dibattito lo striscione "non sei il benvenuto" rimosso a Brembate dai vigili del fuoco su ordine del questore

Sabato 18 maggio, a Milano, Matteo Salvini sarà "accolto" tra l'altro da una protesta di lenzuoli che verranno appesi alle finestre dai milanesi che vorranno partecipare. Una iniziativa indetta dai Sentinelli di Luca Paladini e da Insieme Senza Muri, il cartello antirazzista delle grandi manifestazioni sul tema in città.

E' la risposta all'episodio di Brembate (Bergamo) di lunedì mattina, che ha fatto molto discutere: uno striscione ("non sei il benvenuto") dedicato al ministro dell'Interno, atteso nella cittadina per una manifestazione, fatto togliere su ordine del questore bergamasco Maurizio Auriemma utilizzando un'autoscala dei vigili del fuoco.

Un gesto che ha scatenato l'indignazione di molte persone in tutta Italia. Il questore si è poi giustificato asserendo di avere ordinato di togliere lo striscione "per evitare possibili tensioni" e il comandante dei vigili del fuoco di Bergamo si è trincerato dietro all'intervento puramente "tecnico" dei pompieri nel segno della "collaborazione tra le forze pubbliche". 

Sindacati chiedono spiegazioni

Giustificazioni ritenute inaccettabili da più parti. Non solo da alcuni sindacati dei vigili del fuoco e della polizia, ma anche da diverse forze politiche. Di fronte all'apparente "normalità" con cui ne parlano il questore e il capo dei pompieri di Bergamo, l'impressione è che frange di polizia si stiano prestando ad una operazione di "tutela" del ministro dell'Interno (che, come tale, è resposabile politico delle forze dell'ordine) giudicata da molti eccessiva.

E' vero che la storia recente presenta diversi altri esempi di striscioni rimossi dalla pubblica piazza, ma quello di Brembate non rappresentava di certo un'offesa o una denigrazione. L'espressione "non sei il benvenuto" non contiene, oggettivamente, insulti, sarcasmi o attacchi denigratori.

"Turbativa" di propaganda elettorale?

Chi giustifica la rimozione invoca l'articolo 72 della testo unico 26/1948, quello che regola l'elezione della Camera dei Deputati: «Chiunque con qualsiasi mezzo impedisce o turba una riunione di propaganda elettorale, sia pubblica che privata, e' punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da lire 3.000 a lire 15.000. Se l'impedimento proviene da un pubblico ufficiale, la pena e' della reclusione da due a cinque anni».

Lo striscione di Brembate ha quindi "impedito" o "turbato" la "riunione di propaganda? Intanto c'è chi ipotizza che l'ordine non sia nemmeno venuto dal questore bergamasco ma da "più in alto". Lo pensa Costantinio Saporito, del sindacato Usb dei vigili del fuoco, che ha scritto una lettera di richiesta di chiarimenti al prefetto di Bergamo Elisabetta Margiacchi sulla scorta di quanto gli è stato riferito dai pompieri presenti a Brembate. 

«Ci chiediamo quale tipo di pericolo, all'incolumità delle persone o delle cose, abbia spinto chi in indirizzo a utilizzare l'opera del Corpo Nazionale, distogliendo il personale da altri eventuali interventi di soccorso tecnico urgente che sarebbero potuti accadere in concomitanza», si legge tra l'altro nella missiva di Saporito. 

E Rocco Todero, sul Foglio, spiega l'orientamento della giurisprudenza: posto che siamo di fronte a una libera manifestazione del pensiero, se la condotta "impedisce" di svolgere la riunione di propaganda, allora va sanzionata, altrimenti no. La semplice espressione di idee diverse da quelle di un uomo politico, fosse anche il ministro dell'Interno, è tutelata dall'articolo 21 della Costituzione, a patto che la modalità non impedisca o turbi il comizio o l'evento. 

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure (Art. 21 Cost.)

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