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Via Stephenson, Masseroli: "Qui un business district come Canary Wharf a Londra"

L'assessore all'Urbanistica Carlo Masseroli ha illustrato la trasformazione che avverrà in via Stephenson, l'area diventerà un distretto business futuristico e ben collegato al centro e alle stazioni

"Dove i tram non vanno avanti più": questa potrebbe essere la migliore definizione dell'area industriale di via Stephenson, zona Roserio, periferia nord-ovest. Un triangolo racchiuso tra la ferrovia e l'autostrada. A sud della ferrovia il campo rom di via Triboniano (in fase di chiusura) e il Cimitero Maggiore.

Uno dei pochi punti di Milano dove l'attività industriale non è ancora completamente morta, ma anche un'area "fuori gioco" nelle prospettive del futuro della città, ultimamente rivitalizzata da un cinema multisala che però non attrae molti spettatori.

Il "Nucleo di Identità Locale" parla chiaro: 62 residenti. Gli edifici destinati ad abitazione sono il 18,4% contro una media cittadina del 83,1%. Commercio e industria coprono il 67,3% degli edifici. Tale vocazione del triangolo è alla base di un sogno, come l'ha definito l'assessore durante la presentazione in loco dei futuri progetti: quello di dotare anche Milano di una sorta di Canary Wharf londinese, un business district in piena regola.

Un'affinità con Canary Wharf esiste: nell'area direzionale che oggi fa concorrenza alla City, prima degli anni '90 del secolo scorso c'era soltanto un porto in disuso. Oggi ci lavorano circa 100mila persone e vi si trovano, tra l'altro, le sedi centrali di Barclays e del più grande studio legale al mondo, Cliffornd Chance.

Ma vediamo in dettaglio il "progetto Stephenson". Secondo Masseroli è necessario "un investimento in infrastrutture pubbliche perché il luogo è oggi quasi irraggiungibile. Solo con questo impegno del Comune può nascere un sistema di investimento con una società pubblico-privata". Un'altra affinità con Canary Wharf, la cui nascita era fortemente connessa con la creazione della Jubilee Line del metrò londinese. I ritardi nella costruzione della linea hanno causato ritardi anche nella realizzazione del distretto.

"Complessivamente - prosegue Masseroli - ci sarà un investimento di 300 milioni di euro. La creazione di un distretto di uffici ha bisogno di una forte regia pubblica, perché i privati da soli interverrebbero senza una visione d'insieme. Con il nostro progetto daremo lavoro a 35mila addetti, per la costruzione di tutti gli edifici. E' anche un grande piano anti-crisi".

Le infrastrutture pubbliche che ha in mente l'assessore riguardano una navetta di collegamento con la stazione M1 di Molino Dorino e un'altra che, partendo da Garibaldi, percorrerebbe l'asse Farini - Bovisa - Quarto Oggiaro - Roserio - Expo. In aggiunta, la vicinanza con la linea ferroviaria consentirebbe collegamenti veloci, via Passante, con il centro di Milano e la Fiera di Rho.

Via Stephenson: qui il business district - Foto di M.Melley

Il primo edificio, già nella fase finale e iniziato prima che venisse l'idea del business district, è un hotel quattro stelle che avrà una capienza di 250 camere e sarà gestito dal Gruppo Boscolo HB. Il senso di questo albergo sta soprattutto nella vicinanza con la Fiera di Rho (a cinque minuti via autostrada) in prospettiva dell'Expo, sempre che non si cambi l'area come vorrebbe, ad esempio, il più quotato dei candidati alle primarie del centrosinistra, Stefano Boeri.

Ma guardando all'idea complessiva sorge qualche perplessità. E se il presidente del Consiglio di Zona 8 Claudio Consolini (PdL) si è detto "soddisfatto perché finalmente vediamo rifiorire questa città nella città", c'è da chiedersi quanto il sistema economico milanese sia pronto a recepire un business district modello Canary Wharf. Non bisogna dimenticare che a Londra la City cominciava ad apparire sottodimensionata sia per numero sia per grandezza degli uffici presenti, e stiamo parlando di una delle capitali economiche mondiali: un terzo delle 500 imprese più grandi del mondo (secondo la lista di "Fortune") ha a Londra la sede europea. La capitale britannica gode inoltre di un'immigrazione altamente qualificata unica nel continente, e nel 2005 ha prodotto un Pil di 446 miliardi di dollari, irraggiungibile da Milano.

Se l'area di via Stephenson ha inequivocabilmente bisogno di essere riqualificata, quella del business district è, per Milano e soprattutto nell'attuale contesto di crisi, una sfida molto difficile. Lo conferma a MilanoToday il consigliere di Zona 8 del Pd Igor Daldosso: "I conti di Masseroli si scontrano con la realtà di enormi spazi sfitti già presenti in città, con aziende che non giudicano più accettabili i costi di affitto. Senza contare la bolla edilizia già esplosa in Spagna: e se capitasse anche a Milano?".

Continua Daldosso: "L'assessore dovrebbe anche spiegarci dove troverà i 300 milioni. Trovo improbabile una corsa di privati e sponsor per colonizzare un quartiere che, dipendentemente dalla contemporaneità tra Expo e realizzazione del Pgt, potrebbe rimanere una zona commerciale poco appetibile".

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