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Giovedì, 18 Aprile 2024
Salute

Coronavirus, ecco come penetra nelle cellule: lo studio pubblicato su 'Science'

I ricercatori svelano in un articolo su 'Science' in che modo il virus si lega alle cellule umane

Si sta diffondendo in tutto il mondo, ma pian piano il nuovo coronavirus sta anche svelando i suoi segreti. Gli scienziati di tutto il mondo sono impegnati a comprendere meglio i meccanismi con cui il Sars-CoV-2 infetta gli ospiti umani provocando la sindrome influenzale nota come Covid-19.

Secondo uno studio condotto dal gruppo dell'università Statale di Milano e dell'ospedale Sacco il nuovo coronavirus circolava in Italia, ma anche in altri Paesi diversi dalla Cina, diverse settimane prima che venisse identificato il cosiddetto 'paziente 1' dell'ospedale di Codogno (Lodi) lo scorso 21 febbraio.

Coronavirus, in Italia (e non solo) da inizio febbraio

Gianguglielmo Zehender, Claudia Balotta e Massimo Galli hanno portato a termine "l'isolamento di 3 ceppi di coronavirus e l'analisi filogenetica dell'agente patogeno ha dimostrato che risultano essere inclusi in un unico cluster di genomi isolati in altri Paesi europei (in particolare in Germania e Finlandia) e in Paesi dell'America centrale e meridionale.

Per gli esperti, "la stima preliminare del tempo di origine di questo cluster corrisponde a un periodo che precede di diverse settimane il primo caso evidenziato in Italia il 21 febbraio. L'analisi in corso di ulteriori genomi - commentano - ci consentirà di ottenere stime più precise sull'ingresso del virus nel nostro Paese e sulle possibili vie di diffusione".

Coronavirus, ecco come penetra nelle cellule

Intanto i ricercatori cinesi svelano, in un articolo su 'Science', in che modo il virus si lega alle cellule umane. Uno studio così rilevante per l'attuale emergenza sanitaria, che la rivista ha tolto l'embargo. I ricercatori del team di Qiang Zhou del Westlake Institute for Advanced Study di Hangzhou (Cina) e dell'Università di Pechino, descrivono la struttura in crio-scopia elettronica della proteina che questo virus dirotta per penetrare nelle cellule umane, legata insieme a una proteina della membrana cellulare.

Questa intuizione su come il nuovo coronavirus lega il suo recettore umano alla superficie di una cellula potrebbe fornire la base per lo sviluppo di nuove terapie mirate, affermano gli autori dello studio.

Quando il nuovo coronavirus infetta un ospite umano, il primo passo nel processo parte dalla proteina virale 'spike' (o "S") - la cui struttura è stata svelata da uno studio del 19 febbraio scorso - che si lega al recettore umano di Ace2 (enzima associato alla trasformazione dell'angiotensina). Dunque proprio l'Ace2 è il punto di ingresso nelle cellule umane per il virus Sars-Cov-2, e comprendere la sua struttura integrale è la chiave degli sforzi per mettere a punto terapie mirate contro Covid-19. In questo studio i ricercatori descrivono la struttura di Ace2 legata con una proteina di membrana umana, B0AT1.

"I nostri risultati non solo fanno luce sulla comprensione della meccanica dell'infezione virale", affermano gli autori, "ma faciliteranno anche lo sviluppo di tecniche di rilevazione virale e potenziali terapie antivirali".

Coronavirus, testato l'effetto positivo delle staminali

Una donna cinese di 65 anni con una forma grave di Covid-19 sarebbe migliorata dopo aver ricevuto una terapia a base di cellule staminali. La paziente secondo quanto riportato dal 'South China Morning Post' ha lottato per la vita per quasi due settimane nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Baoshan di Kunming, la capitale della provincia dello Yunnan, nel sud-ovest della Cina. Ma appena 4 giorni dopo aver ricevuto una prima infusione di cellule staminali cordonali, la donna è riuscita ad alzarsi dal letto e camminare.

Un altro gruppo ha pubblicato i risultati delle infusioni di staminali mesenchimali su 7 pazienti affetti da Covid-19 (1 in condizioni molto gravi, 4 gravi e 2 lievi). I 7, trattati allo YouAn Hospital di Pechino, che avrebbero visto migliorare il proprio stato di salute.

"Questi studi - commenta Giuseppe Mucci, Ceo di Bioscience Institute, azienda di San Marino attiva nella crioconservazione delle staminali - confermano l'efficacia e la sicurezza delle cellule staminali mesenchimali nel trattamento di condizioni critiche di deficienza immunitaria associate anche ad alti livelli di infiammazione sistemica".

"Le proprietà immunomodulanti e anti-infiammatorie di queste cellule nel trattamento dei processi degenerativi dell'appartato respiratorio sono già state confermate da 15 studi clinici completati e sono oggetto di esplorazione di oltre altri 50. Dagli studi risulta evidente che queste cellule, nel trattare il processo degenerativo dell'apparato respiratorio, non sono sostituibili con alcun farmaco".

Le cellule staminali mesenchimali - evidenzia Bioscience Institute - agirebbero migliorando il microambiente polmonare, inibendo l'attivazione eccessiva del sistema immunitario, promuovendo la riparazione dei tessuti, proteggendo le cellule epiteliali degli alveoli nei polmoni, prevenendo la fibrosi polmonare e migliorando la funzionalità dei polmoni. Possono essere ottenute facilmente da un campione di grasso, ma per espanderle fino alle quantità necessarie per l'infusione sono necessarie da 2 a 3 settimane; per questo è utile averne una scorta crioconservata.

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