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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Campus estivi, al via "Sport senza Frontiere"

Per l'estate il progetto Joy di Sport Senza Frontiere propone tantissime attività per migliaia di bambini

Il distanziamento fisico e la scarsa socialità imposti dalla pandemia hanno causato, soprattutto nei giovanissimi, ricadute sulla salute fisica e mentale. Sport Senza Frontiere (SSF) ha vissuto i durissimi mesi di chiusure e limitazioni, scegliendo di restare in ogni modo possibile accanto agli oltre 400 bambini in situazioni di disagio socio-economico o psicologico e le loro famiglie, che segue in varie aree a rischio di Roma, Napoli, Milano, Torino, Bergamo e Trento. Per tutto il periodo di fase emergenziale, SSF ha immaginato e messo in pratica una serie di attività per raggiungere le famiglie ancora più isolate del solito e favorire attività fisica, aiuto allo studio, prossimità e sostegno alimentare, educativo e tecnologico (sono stati distribuiti centinaia di tablet e connessioni per permettere ai ragazzi di connettersi e seguire lezioni e attività).

Ora è pronta per ripartire con tante proposte all’aria aperta pensate per migliaia di bambini in tutta Italia, per tornare a promuovere il gioco e l’attività sportiva come strumenti cognitivi, relazionali e d’inclusione sociale. “I lunghissimi mesi di lockdown e distanziamento - dichiara Alessandro Tappa Presidente di Sport Senza Frontiere - ci hanno costretto a ripensare il nostro intervento che, per forza di cose, si basa sulla vicinanza fisica, l’incontro, l’attività di contatto. In una prima fase abbiamo elaborato programmi da remoto per restare vicini ai nostri ragazzi, poi, conoscendo le loro problematiche, ci siamo occupati delle esigenze che l’isolamento ha in qualche modo magnificato e distribuito generi e strumenti per la loro quotidianità.

Un progetto ampio

“Il progetto Joy – spiega il Direttore Generale di SSF Sandro Palmieri - ci ha permesso di estendere il nostro intervento ampliando la platea dei beneficiari e includendo non solo i bambini provenienti da contesti di disagio socio-economico, ma anche ragazzi in condizioni di isolamento psico-sociale, la piaga più diffusa tra i giovanissimi a causa dei lockdown e delle chiusure. I centri estivi e i camp sono spazi aperti, luoghi di integrazione in cui è possibile aumentare il nostro campo di azione ed essere più incisivi nel contesto di grande sofferenza patita da tutti i ragazzi in questo periodo”.

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