Ammettiamo le nostre colpe
Il “disastro, incubo, degrado, punizione” (cit. del Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne Trenord, mail del 02.02.22) di viaggiare con Trenord è una piccola e silenziosa frustrazione quotidiana, che si prende ogni giorno un pezzettino di vita da ognuno dei tanti pendolari. Perché quello che importa, alla fine, è timbrare in maniera fantozziana entro lo scadere dell’orario flessibile, poi si tira un sospiro di sollievo e si inizia la giornata quasi con un sorriso. Mi domando come sia possibile che da più di 10 anni pago l’abbonamento per un servizio che non dà alcuna certezza. Cosa non abbiamo fatto noi consumatori per accontentarci di questo sistema? Trenord ha grosse responsabilità perché, checché ne dica il sopra citato Direttore Megagalattico con la poltrona in pelle umana, è la concessionaria del servizio ferroviario e il consumatore non ha alternative. Ma noi consumatori qualcuna in più ne abbiamo, a cominciare dal non dimenticare tutto una volta raggiunto il posto di lavoro e provare ad uscire da questa invisibilità, scrivendo reclami per far emergere i tanti problemi. Oppure richiedendo la creazione di una app per poter ricevere automaticamente da Trenord ricariche o prolungamenti nella durata dell’abbonamento in caso di viaggi che non rispecchiano predeterminati parametri, che nel caso più semplice potrebbe considerare anche solo il ritardo accumulato dal treno. Queste sono solo idee, che lancio per uscire del silenzio e dell’indifferenza.