Olimpiadi invernali e ritardi su piste ghiaccio
Olimpiadi invernali Milano Cortina: flop piste ghiaccio? 15 milioni per le piste ghiaccio a Rho fiera: da smantellare! E si chiude quella di Agorà. Dove ci si allena? Dove si alleneranno squadre e atleti che arriveranno? Comune di Milano inadempiente? Spreco di denaro e scarsa promozione attività sportiva. Milano e la Lombardia volevano giocare un ruolo di primo piano per le olimpiadi 2026, ora vi sono gravi problemi con le strutture, in particolare per le piste ghiaccio: saranno pronte? Per quella data vorremo vedere, al meglio preparati, gli atleti italiani. Questi non si improvvisano, usciranno da costanti allenamenti sulle piste. Si allenano non solo i più abili, ma anche tanti altri giovani, atlete in particolare. Da qui usciranno poi i migliori. Le possibilità di allenamento sono venute meno: da gennaio è chiusa la pista Agorà del Comune di Milano. Atleti, genitori, istruttori devono percorrere tanti chilometri, nel traffico congestionato e pericoloso, per trovare spazio su altre lontane piste. Non si sa che fine farà il Palasharp, doveva essere ristrutturato appunto per le olimpiadi. Pista Agorà chiusa, Palasharp bloccato, non è un po’ troppo? E’ l’immagine di chi si propone organizzatore di olimpiadi? Vi sono ridotte possibilità di allenamento e pattinaggio per i meno capaci. Vien da chiedersi dove potranno allenarsi tutti gli atleti che arriveranno per le gare. Il Comune e la Regione sono inadempienti. Non può intervenire pure il CONI e la FISG? Su questo aspetto delle piste ghiaccio non emerge il saper fare e l’intraprendenza ma solo attendismo passivo. A Rho fiera saranno spesi 15 milioni di euro per le piste olimpioniche. Poi, se tutto verrà smantellato, non si potrà certo dire che le Olimpiadi siano servite a promuovere l’attività sportiva. A Busto Arsizio si doveva costruirne una, da anni tutto è fermo. Non è una bella immagine: solo il tetto e tante erbacce. La pista di Varese, appena ristrutturata, non riesce a far fronte alle richieste delle società rimaste a piedi. Da sottolineare che la quasi totalità di queste società non hanno degli sponsor, tutto va avanti con alti costi per le famiglie. Se non fosse per l’impegno della società ICELAB di Bergamo nel gestire piste e atleti la situazione sarebbe ancor più fallimentare in Lombardia. A Rho fiera si piazzerà una pista anello per pattinaggio di velocità. Sarà comunque chiusa a fine olimpiade, si dice. Perché non valorizzare allora quelle di Torino? Vi è addirittura la fermata del treno davanti alla pista di Pinerolo. Chi di dovere dovrebbe andare sentire che ne dicono in Canton Ticino. Hanno una maturata esperienza nell’hockey, con piste di buon livello, sia a Lugano che ad Ambri con nuova struttura. Si dimentica poi il vero spirito olimpico originario di De Coubertin. Infatti, in occasione della terza olimpiade a Londra il vescovo anglicano Ethelbert Talbot, della Pennsylvania, affermò che le gare valgono in se stesse, più che il montepremi finale ai vincitori. Richiamava infatti ciò che scrisse S. Paolo 1Cor 9,16-27. Il famoso promotore delle olimpiadi De Coubertin, che conosceva il vescovo, affermò che l’importante non è vincere ma il partecipare per poter vincere. Vincitori sono dunque coloro che partecipano. Un invito a non essere solo spettatori passivi. Si apre comunque qui la questione sull’agonismo e suoi limiti. Purtroppo ovunque si sviluppa la competizione esasperata tesa, non certo a riconoscere l’altro ma a vederne un antagonista estraneo, non certo un protagonista. Il cosiddetto Fair play, il giocare correttamente, inizialmente proposto in ambito sportivo, oggi lo si ricorda pure nell’ambito economico, sociale, politico e altri luoghi di aggregazione ….. Poi arriveranno fondi PNRR per un nuovo centro federale del ghiaccio, a quanto pare; sarà pronto solo dopo le olimpiadi. La gara per accaparrarsi i finanziamenti potrebbe essere la causa di tutti i ritardi in atto. Speriamo che il nuovo centro sia collocato in luogo facilmente accessibile così da facilitare la pratica per un maggior numero giovani. Poche volte sono riuscito a portare alunni e alunne sulle piste ghiaccio, visitando anche i luoghi caratteristici del luogo. Difficilmente i colleghi davano il consenso. Eppure anche i genitori, ne sono rimasti sempre soddisfatti. Diversi esperti parlano poi sul disagio, a volte con troppe teorie, da tavolino o da seggiola. I giovani vorrebbero muoversi, mettersi in azione, essere protagonisti. La scuola è un mondo autoreferenziale, affermano da più parti, appunto una sorta di 41bis, fuori dal mondo, in certi casi. Ovvia conseguenza dell’uso del “grilletto facile della denuncia”. Tutti pronti a denunciare, tanta burocrazia , alla fine ecco il risultato: paura e paralisi. Anche la federazione sport ghiaccio non sembra promuovere, a mio avviso, più di tanto, l’attività nelle scuole. Tempi biblici per partecipare ai corsi di promotore sportivo. Le gare di pattinaggio, per il settore artistico, di medio livello sembrano sottovalutare l’aspetto di espressività e spettacolo, connaturato ad alcune discipline. La valutazione si basa su una rigida e fredda osservazione, anche alla moviola, degli esercizi. Giustamente qualche esperta del settore sostiene che, in questo modo, si rischia di “ammazzare”, non facilitare una pratica sportiva che rimane riservata solo a un ristretto gruppo. Domanda: in attesa delle nuove piste che verranno non è proprio possibile riaprire la pista Agorà di Milano? Oppure anche lì cresceranno erbacce, cadranno i vetri e svolazzeranno pipistrelli? Luigi Sardella