Via Padova, aka “nemmeno nei peggiori bar di Caracas” - Storie di notturna esasperazione
Via Padova viene sempre più spesso citata come una delle zone che meglio rappresentano il concetto di integrazione multietnica, fiore all'occhiello di quella Milano che da sempre cerca di distinguersi per il suo forte orientamento cosmopolita, città d'avanguardia fuori dal tempo e dallo spazio, che vuole emergere dal panorama di un'Italia sofferente e piena di "malanni".
Nel corso degli ultimi anni sono proliferate iniziative socio-culturali di varia natura che hanno cercato di rivalutare questa via, soprattutto ora che con il suo tracciato lambisce almeno in parte i confini del nuovissimo quartiere di "NOLO", stella emergente e di rilievo in quel processo di "urban restyling" che ha interessato progressivamente alcune aree di Milano, infondendo in esse nuova linfa vitale che ne ha trasformato i connotati, dando così alla città la parvenza di una metropoli che sa stare al passo con i tempi, per non sfigurare di fronte alle altre grandi città europee.
Ma dietro a questa facciata dall'apparenza così serena dove sembra che la convivenza pacifica sia riuscita a superare i confini delle etnie e delle differenze culturali, si cela "un sottobosco variegato" composto da innumerevoli sfaccettature di un ambiente che, contrariamente a quanto si possa pensare, non sempre è possibile dipingere con rose e fiori, presentando inevitabilmente anche quelle sfumature in scale di grigio che ben descrivono il degrado a cui spesso tocca assistere.
Ci sono infatti altre storie, su cui si preferisce chiudere un occhio (o tutte e due), illudendosi che tutto vada bene così com'è, trovando una facile giustificazione affermando semplicemente che sono proprio questi contesti a rendere via Padova caratteristica e particolare.
Sarebbe bello se fosse sufficiente ignorare i problemi affinchè si risolvano da soli, ma le cose nel mondo reale non funzionano in questo modo e spesso si assiste ad esperienze che sono delle vere e proprie testimonianze di esasperazione collettiva, che superano ogni limite dell'umana sopportazione.
Ce ne sarebbero così di racconti da narrare, ma una di quelle che forse merita particolare menzione riguarda ciò che ultimamente accade durante le ore notturne nel tratto della via che si estende tra via Pasteur e via Predabissi.
Infatti, da qualche settimana a questa parte, il sonno tranquillo dei residenti è ormai turbato ogni notte dagli schiamazzi, dalla musica a tutto volume e dalle risse ad opera di gruppi di italiani ed extracomunitari che, in preda a fiumi di birra e ai fumi dell'alcool (sempre che non sia qualcos'altro), si lasciano andare perdendo ogni forma di inibizione sociale e ritornando allo stato brado, alla pari di bestie selvagge libere di scorrazzare indomate, con bottiglie che volano da una parte all'altra del marciapiede e gli spazi tra le macchine parcheggiate usati come orinatoi a cielo aperto.
Complici e favoreggiatori di questo clima di caos sono due market etnici situati dopo il civico 33, che estendendo l'orario di apertura fino a tarda notte e vendendo alcolici, sono diventati il ricettacolo "dei germi della movida notturna della zona", raccattando il marciume e i perditempo che li hanno trasformati nel loro punto di ritrovo abituale, alla pari di un "paese dei Balocchi" da cui non si vuole mai andar via, soprattutto quando si può trovare facilmente "ogni tipo di divertimento".
L'apice dell'esasperazione è stata sicuramente raggiunta nella notte tra sabato 3 e domenica 4 u.s. quando sono scoppiate ben 2 risse nell'arco di poche ore (una verso le 3:00 e l'altra verso le 5:00) e sono intervenute sul posto ben 4 volanti dei carabinieri per verificare quello che stava accadendo, indubbiamente a seguito delle numerose chiamate di segnalazione pervenute al centralino del 113. E' dovuta intervenire anche un'ambulanza del 118 per prestare soccorso ad un immigrato che giaceva per terra privo di sensi.
E' stato allora che un modesto gruppo di residenti dei palazzi circostanti, ormai stanchi di questo clima esasperante che si è costretti a respirare ogni notte, ha iniziato ad esporre le proprie lamentele, prima gridando da finestre e balconi, poi scendendo in strada per interloquire direttamente con i rappresentanti delle Forze Armate.
Dalle loro testimonianze è emerso tutto il disappunto per questa situazione che ormai è diventata insopportabile. Si tratta di gente onesta, che al mattino si deve alzare per andare a lavorare e che viene svegliata bel mezzo della notte dai rumori molesti, gente che ha già cercato di intervenire in tutti i modi, interpellando gli organi competenti (tra cui anche la Polizia Locale) ma senza ottenere alcun risultato. Il tono delle loro rimostranze lasciava trasparire un profondo senso di frustrazione e delusione, perché sembra impossibile vedere uno spiraglio di luce in fondo a questa vicenda dai contorni di Kafkiana memoria. Con maniere supplici si sono rivolte ai Carabinieri presenti, chiedendo loro di intervenire chiudendo il negozio per qualche giorno, oppure mettere in atto qualche altro provvedimento, ma la risposta ricevuta non ha fatto altro che aumentare la delusione e la sfiducia nel Sistema. I gendarmi hanno infatti ammesso che non hanno alcun potere per risolvere situazioni di questo genere, in quanto i titolari risultano essere in possesso di regolare licenza per l'esercizio commerciale rilasciata dal Comune (che ovviamente ha tutto l'interesse a concederle perché sono una forma di guadagno che dà ossigeno alle casse della P.A. ) e che eventuali decisioni di chiusura o revoca spettano al Questore. In alternativa, il consiglio dato è stato quello di organizzare una manifestazione pubblica di protesta, coinvolgendo certe forze politiche note per le loro posizioni estremiste, soprattutto qui in Lombardia (l'omino delle ruspe tanto per intenderci).
Di fronte ad una risposta di questo genere, si può ben immaginare la reazione dei presenti: oltre al danno pure la beffa! A questo punto, cercando di non cadere nella retorica, alcune domande sorgono spontanee. Dove andremo a finire di questo passo, se non siamo nemmeno più "padroni" in casa nostra? Com'è possibile che i tutori dell'ordine si ritrovino impotenti davanti alle richieste di onesti cittadini che vivono rispettando le leggi e pagando le tasse (al contrario di chi gestisce questi esercizi commerciali dove difficilmente vengono rilasciati gli scontrini fiscali), vedendosi così depauperati dei propri diritti?
Il nocciolo della questione è che ormai si è diventati cittadini di serie B, relegati ad un ruolo passivo di spettatori inermi, impotenti dinnanzi a questo scempio che peggiora di giorno in giorno, sprofondando in un baratro senza fine. Quanto tempo ci vorrà prima che si arrivi a situazioni ben peggiori? E qui non si tratta di cercare pretesti per essere razzisti a qualunque costo.
Chi viene accolto dovrebbe imparare le regole che stanno alla base della convivenza sociale e civile con le quali maturare una certa "educazione civica". Se queste fondamenta vengono a mancare, inutile spendere fiumi di parole e di inchiostro in elogi che rappresentano solo ed esclusivamente la chimera partorita da menti miopi, incapaci di vedere oltre la punta del proprio naso e di comprendere che la realtà non rispecchia quel mondo incantato che celebrano così tanto.
Milano, 07/09/2016 ©