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Ispra, meno smog nella città ma aumenta il cemento

Presentato a Roma il IX Rapporto Ispra "Qualità dell'ambiente urbano": da una parte sono diminuite le concentrazioni degli inquinanti nell'aria ma dall'altra è aumentato il fenomeno della cementificazione e del conseguente consumo di suolo

In questo inizio di millennio caratterizzato da un costante processo di urbanizzazione diventa fondamentale chiedersi come è possibile riuscire a conciliare questo processo con il rispetto ambientale. Vista anche la crisi che ancora imperversa si sta sempre più delineando, infatti, una inversione di tendenza verso politiche più sostenibili. Cittadini e imprese ritengono ormai centrali il miglioramento qualitativo dei processi di sviluppo urbano, nell’ottica di un utilizzo più consapevole delle risorse esauribili: l’ambiente in primis. E l’Italia sta operando in questo senso? E il capoluogo lombardo? Da quello che emerge dal nono rapporto Ispra “qualità dell’ambiente urbano”, presentato a Roma l’11 ottobre, nonostante ci siano dati positivi, in modo particolare per quanto riguarda lo smog, c’è ancora moltissimo da fare. Se infatti diminuiscono le concentrazioni degli inquinanti nell’aria, dall’altra aumenta il fenomeno della cementificazione e del conseguente consumo di suolo.
 

Come si legge nel rapporto «in Italia sono persi, ogni secondo, più di 8 metri quadrati di suolo e in alcune aree urbane le porzioni consumate si estendono a più della metà del territorio consumato». In testa a questa classifica, insieme a Napoli, il capoluogo lombardo che ha ormai consumato più del 60% del suo territorio (61,7%). Un dato che certamente non sorprende: stiamo infatti parlando di un territorio altamente urbanizzato che, oltre ad essere densamente popolato, vede una notevole concentrazione di imprese industriali, commerciali e di servizio.
 

Questo costante consumo di suolo porta inevitabilmente ad un depauperamento delle risorse ma anche alla contaminazione del territorio stesso. Siti contaminati che aumentano sempre più negli anni a causa proprio di questo processo di urbanizzazione. A Milano su una superficie di 181,67 km quadrati sono presenti ben 475 siti contaminati con procedimenti avviati per indagini preliminari e messa in sicurezza. Di questi, 474 procedimenti sono stati conclusi e hanno iniziato l’iter per la realizzazione di progetti di bonifica; 415 sono alla fine diventati veri e propri progetti di bonifica. Di questi, 300 progetti si sono conclusi e i siti, quindi, bonificati. Un risultato certamente degno di nota che evidenzia tutto l’impegno delle istituzioni locali verso il risanamento ambientale.
 

Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, l’attenzione in modo particolare viene posta alla quantificazione dell’esposizione della popolazione agli inquinanti PM10, Ozono e al PM 2,5. Nonostante i dati mostrino a livello nazionale una situazione di diminuzione generalizzata delle emissioni inquinanti della città, Milano ad esempio ha visto diminuire a 1518 t/anno l’emissione di Pm10 quando nel 2000 ne aveva 1982 t/anno, le concentrazioni in atmosfera, in particolare pm10 e biossido di azoto, pur registrando un trend in diminuzione, permangono anche con livelli di criticità. Si continuano infatti a registrare superamenti dei valori limite per questi due inquinanti, particolarmente per le città del centro nord, in Campania e in Sicilia. Nel 2012 a Milano il limite giornaliero di 50 µg/m3 è stato superato ben 107 volte, con una lieve diminuzione rispetto al 2011 quando ha toccato i 132 giorni. Dopo Roma, prima fra le città inquinate, Milano, ma anche tutte le altre provincie lombarde, hanno i valori più alti per quanto riguarda le concentrazioni di inquinanti nell’atmosfera.
 

Altro elemento analizzato dal rapporto è quello del verde Urbano. Dei 60 comuni analizzati dall’Ispra più della metà, 42, hanno una superficie verde ancora scarsa con valori inferiori al 5%. In 8 città la percentuale supera il 10%: tra queste Milano (12%). A questo però deve essere affiancato un dato molto importante e cioè la disponibilità di verde pro capite, utile per comprendere meglio la dotazione di spazio verde fruibile dal cittadino. 4 delle 60 città indagate mostrano valori superiori a 100 metri quadri per abitante. Un numero evidentemente ancora troppo basso. In generale nel nord si mostra una maggiore disponibilità di verde pro capite: Milano detiene il 16,3 % di verde pro capite.
 

C’è ancora molto da fare e questi numeri lo confermano.

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