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Buu razzisti a Koulibaly, la 'rivoluzione' di Sala: "La prossima volta mi alzerò e me ne andrò"

Sala amaro su Facebook: "Chiedo scusa a Koulibaly a nome mio e della Milano sana"

Da primo cittadino non si è nascosto. Da sindaco ha preso la parola e ha chiesto scusa, a nome suo e a nome di tutta la città. E anzi ha fatto di più, annunciando una sua piccola "rivoluzione" personale. 

Beppe Sala è intervenuto sui "buu" razzisti a Koulibaly, bersagliato più volte da parte del pubblico di San Siro durante Inter-Napoli, poi vinta dai nerazzurri con un gol allo scadere di Lautaro Martinez

"Ieri sera sono andato allo stadio, seguendo quella passione che mi ha trasmesso mio papà, come credo sia per tanti tifosi - ha scritto giovedì mattina il sindaco su Facebook -. E quando vado a gioire e soffrire per i colori del mio cuore confesso che spesso penso a lui, a quando andavamo insieme a San Siro. Ho preso freddo, mi sono agitato, ho esultato per la vittoria dell’Inter. Ma sono tornato a casa avvilito". 

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"Quei buu a Koulibaly sono stati una vergogna - ha spiegato il primo cittadino -. Un atto vergognoso nei confronti di un atleta serio come lui, che porta con fierezza il colore della sua pelle. E anche, pur in misura minore, nei confronti di tante persone che vanno allo stadio per tifare e per stare con gli amici. Non mi piace, per mia natura, pensare a cosa devono fare gli altri per risolvere i problemi della società in cui viviamo. Preferisco sempre partire da cosa devo fare io. E in questo caso farò una cosa molto semplice. Continuerò ad andare a vedere l’Inter, ma - ha annunciato il sindaco - ai primi buu farò un piccolo gesto, mi alzerò e me ne andrò. Lo farò per me, consapevole del fatto che a chi ulula contro un atleta nero non fregherà niente di me. Ma lo farò".

"L’Inter Fc - che rischia una multa e la squalifica del campo - farà quel che ritiene. A me piacerebbe che a Empoli la fascia da capitano la portasse Asamoah. Nel frattempo - ha concluso Sala - chiedo scusa a Kalidou Koulibaly, a nome mio e della Milano sana che vuol testimoniare che si può sentirsi fratelli nonostante i tempi difficili in cui viviamo". 

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