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Giro d'Italia, sotto la Madonnina si parla spagnolo: trionfo Contador

Terzo nella crono di Milano, ma dominatore assoluto del Giro d'Italia: dopo il successo blaugrana di Wembley, la Spagna si ripete con Alberto Contador. Una giornata di festa con tradizionale arrivo in Duomo

Imbattibile come il Barcellona, anche se il suo cuore tifa per il Real. Dopo Wembley è festa spagnola anche al Giro d'Italia. Alberto Contador aspetta l'ultima cronometro per tornare a fare il 'pistolero', il gesto se l'era tenuto da parte per i milanesi. Un incredibile bagno di folla tricolore tutta per lui oggi sotto la Madonnina in una giornata di ballottaggi. Una festa interrotta ancora una volta soltanto per un ultimo minuto di silenzio e l'ultimo applauso per Wouter Weylandt. Lui e Contador nel male e nel bene sono state le icone di questo Giro. Lo spagnolo come trionfatore predestinato.

Un campione gentiluomo, capace di vincere ma non umiliare gli avversari. E perfino di rinunciare alle vittorie quando si tratta di fare un favore a un amico, come a Macugnaga con Tiralongo. Un fuoriclasse assoluto imbattibile nelle corse a tappe, non ne perde una dal 2007. Cala il sipario su un'edizione del Giro piuttosto tormentata. Era nata sotto la stella delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, ma si ricorderà tra le edizioni più sciagurate. In realtà poi di momenti realmente rievocativi non ce ne sono stati molti. Non si comprende l'esclusione di città storiche come Firenze e Roma, per non parlare del breve sconfinamento in Austria. Se c'era una nazione inadeguata alla speciale ricorrenza era proprio questa. Ma si sa che le ragioni storiche vengono dopo quelle economiche. Contador si dimostra il più forte, forse il più forte Contador di sempre. Nessuno ha mai dubitato del suo trionfo. Insomma, lo spagnolo è come se avesse già vinto ancora prima di cominciare. Ha dominato senza nemmeno fare il 'cannibale' alla Merckx. Dopo le prime tappe dei velocisti, si è preso la maglia rosa sull'Etna: impressionante la sua accelerazione, Scarponi cercando di stargli a ruota è andato fuori giri.

Poi si è limitato a controllare la corsa tenendo a distanza i più immediati rivali. Ogni volta gli basta una 'frustata' finale per guadagnare su Michele Scarponi e Vincenzo Nibali. Forse l'unico momento in cui si è visto un Contador 'cannibale' sullo Zoncolan, dove ha staccato due volte il messinese. Un 'drago' quest'ultimo in discesa, ma in salita ha sofferto, anche perché la squadra non l'ha aiutato. E' salito sul podio a Tortoreto, sul Grossglockner è balzato al secondo posto, ma sul Gardeccia c'é stato il sorpasso di Scarponi.

A Macugnaga il siciliano ha guadagnato sul rivale, il giorno dopo al Sestriere ha riperso tutto. Nell'ultima cronometro - vinta da Millar, con Contador terzo - il marchigiano si è difeso bene perdendo solo dieci secondi (ne aveva 56 di vantaggio). Il secondo posto questa volta è suo. Pieno di imprevisti questo Giro. Il clima si è subito incupito con la tragedia di Weylandt già alla terza tappa di Rapallo. Il numero di gara dello sfortunato ciclista belga (il 108) da allora è diventato una costante di ogni tappa. Surreale la tappa di Livorno, con l'arrivo in parata della Leopard (la squadra di Weylandt), seguita dalla decisione di abbandonare il Giro. Ma poi c'é stata anche il lutto di Tondo Volpini, quest'anno lo spagnolo non era al Giro come l'anno scorso. Si stava preparando per il Tour. Ma anche la sua morte assurda ha sconvolto tutti. In mezzo a tante disgrazie anche l'annullamento del monte Crostis nel tappone dello Zoncolan.

Una decisione dell'Uci, un autogol della direzione di corsa. Ma al Giro non è mancata nemmeno la visita dei Nas nell'albergo della Radioshack, l'ex squadra di Armstrong, ma anche quella di Popovych. Nel film della corsa rosa tanti momenti toccanti. A parte le lacrime e i minuti di silenzio per Weylandt anche la vittoria di Kiryienka per Tondo. L'altruismo di Contador verso Rujano e Tiralongo. Tante salite, forse troppe (dopo il Grossglockner, lo Zoncolan e il Gardeccia) c'é stata una fuga in masse dei velocisti puri. Tantissimi (troppi anche questi) anche i chilometri dei trasferimenti, con disagi per tutti. Ma ormai, per ragioni commerciali, indietro è quasi impossibile tornare. L'anno prossimo si ripartirà dall'estero (dalla Danimarca). In futuro, magari, anche da più lontano.

Immagine da Sky.it

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