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Morto a Milano a 83 anni il cronista della F1 Nestore Morosini

Il reporter si è spento nelle scorse ore

Nestore Morosini, 83 anni, è morto a Milano nelle scorse ore. Non sono state divulgate dalla famiglia le cause. Grande giornalista del mondo dei motori e gioviale interlocutore ha raccontato per tanti anni - con competenza, curiosità e un linguaggio capace di incantare il lettore - il mondo del calcio e dello sport, poi quello della Formula 1 e dei motori. In quest'ultimo ambito (in cui era noto per non leggere mai una cartella stampa) mise la sua competenza a disposizione dei lettori, arrivando a metà degli Anni '90 a creare il Corriere Motori.

Proprio per la sua simpatia e capacità di conquistare gli interlocutori riusciva a realizzare interviste altrimenti impossibili, e a svelare così caratteri, curiosità e segreti del mondo dello sport e dell'industria automotive. ''Il segreto di Nestore - scrive Daniele Dellera, suo collega al Corriere della Sera e ora capo dello Sport - era che in ogni sua azione, in ogni suo pezzo, ci metteva il cuore''.

"Nestore era caotico, confusionario ma amava il suo lavoro in un modo viscerale, amava le auto, il mondo della Formula 1, il calcio, la Ferrari e, sopratutto, il Corriere della Sera. Aveva mille interessi, con la curiosità di un giornalista vero, componeva di getto, non leggeva le cartelle stampa, dall’Argentina scrisse un bellissimo articolo sui desaparecidos, dal Brasile pubblicò le poesie di Benjamin Moloise che dopo pochi giorni venne ucciso - ricorda Bianca Carretto per il Corsera -. Alle Olimpiadi di Monaco, nel 1972, dopo il massacro terroristico, si fece dare una tuta da un giocatore di basket ed entrò nel villaggio per fare la cronaca, in diretta.  Non posso non ricordare la telefonata che mi fece quando il giornale decise che i motori avrebbero avuto una loro pagina settimanale dedicata, era una sua vittoria. Aveva dato ai motori  un’ufficialità, un blasone e il Corriere inaugurava la strada che dopo tutti gli altri quotidiani avrebbero intrapreso, non solo in Italia".

Era travolgente, cercava la notizia, aveva fiuto, era un’apripista, sapeva tenere i rapporti con tutte le scale gerarchiche delle varie aziende, era rispettato non solo perché rappresentava il quotidiano più importante italiano ma perché nella sua professionalità vi era sempre un’anima. Abbiamo  anche litigato, discusso, io sostenevo le mie tesi e gli tenevo testa, ho visto crescere le sue figlie che hanno l’età delle mie, ho partecipato alla  sua vita anche famigliare. E’ stato una colonna portante per il Corriere, quando ha lasciato, ho capito che soffriva, ho continuato a raccontargli il mondo dei motori che non aveva più nulla a che fare con il mondo che lui aveva conosciuto", prosegue Carretto.

Uno dei suoi ultimi pezzi, pubblicato in maggio nel sito Autologia, racconta meglio di ogni altra parola Nestore Morosini. E' la cronaca di un suo confronto telefonico con Enzo Ferrari, sull'argomento Villeneuve.

Dall'altro capo la voce del Drake: ''Sono Ferrari''.

''Buongiorno ingegnere'', mormorai biascicando un po' le parole.

Risposta: ''A parte che ormai qui è cominciato il pomeriggio, caro Morosini posso farle una domanda?''. Io: ''Prego ingegnere, dica pure''.

E il Drake: ''Ho letto con estremo interesse il suo articolo, bello, ben scritto. Però, mi spieghi una cosa: Gilles con che cosa ha fatto la pole position, con una bicicletta?''.

Restai muto, col telefono in mano. Sentii il tutututuuuu della comunicazione interrotta.

Allora mi alzai, presi i fogli con l'articolo scritto, lessi. E capii cosa volesse dire il Drake. In tutto l'articolo non c'era una sola volta la parola Ferrari, nella foga di esaltare Gilles mi ero dimenticato la macchina. Chiamai Maranello, la Giuliana mi passò il ''capo'' e io mi cosparsi la testa di cenere. Sentii un risolino ironico e poi la voce di Ferrari disse: ''Caro Morosini, speriamo che con la mia bicicletta Gilles vinca la corsa''. Gilles la vinse.

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