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Martedì, 19 Marzo 2024
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Pioli, contro il Lecce la quinta volta da subentrato: e (tranne con l'Inter) non è mai andata male

Numeri e passato di Stefano Pioli, nuovo coach rossonero che domenica debutta contro il Lecce: è la quinta volta in carriera. In Emilia e a Grosseto non sfigurò

C'è un post pubblicitario che gira nelle bacheche Facebook in queste ore, sponsorizzato dal Milan, rivolto ai bambini: chi ti porterà allo stadio contro il Lecce? Nonno, genitori o amici? Per loro un prezzo speciale. Già, perchè quella di domenica, a suo modo, è una prima importante per i rossoneri. Se è da prezzo speciale lo dirà il risultato. E' la prima in panchina di Pioli, portato dal duo Maldini-Boban a traghettare i rossoneri fuori dal pantano di una stagione finora sciagurata.

Piccolo recap sulla situazione. Se la classifica della serie A si scorre sullo schermo di uno smartphone, il Milan in questo momento nella prima pagina non c'è. Bisogna swippare, come si suol dire, nella seconda parte. 13esimo posto, 3 vittore, 4 sconfitte, 6 gol fatti, 9 subiti. Addio Giampaolo. Certo, non che gli ultimi anni siano stati così brillanti. Ma lambire i bassifondi con questa perseveranza era raro. Pioli, nella conferenza stampa di presentazione, ha sciorinato un lungo elenco di banalità circostanziali: dal "voglio fare bene" al "è uno dei club più prestigiosi al mondo" passando per l'evergreen del "calcio divertente". Va beh, ok. Su un suo passaggio, però, si accende la lampadina: "Le mie nuove idee, che sono diverse da quelle di Giampaolo, dovrò trasmetterle in fretta". Si sa che il suo marchio di fabbrica è il 4-3-3, o al limite il 4-2-3-1. Nuove idee. Riparatore e supplente, quindi, se il coach di ruolo non va. Ma com'è il Pioli riparatore?

Pioli subentrato: bene in Emilia, male a Milano

Nella sua carriera il mister emiliano è subentrato 4 volte. Nativo di Parma, non si è mai spostato di molto, mettendo piede più o meno nelle sedi di tutte le società emiliane. All'inizio, in effetti, non è mai andata malaccio. Il debutto da subentrato è al Modena, stagione 2005-2006, dove era già stato esonerato: riprende la panchina dei Canarini e li traghetta al play-off di serie B, con un onorevole quinto posto. Rimane in Emilia, sponda parmigiana, viene ancora esonerato e subentra al Grosseto. Prende il posto di Roselli e approda a una salvezza tranquilla nel campionato cadetto, addirittura con tre turni d'anticipo. Poi rimane una stagione a Piacenza, un'altra al Sassuolo. 

Nel 2011 la promozione nel capoluogo. Bisoli è silurato, a Bologna arriva Pioli. E tre. Qui senza orma di dubbio una delle migliori stagioni della carriera: a fine anno i rossoblu saranno noni, posizione che, ancora oggi, in serie A al Dall'Ara si sognano. Pioli entra nel ristretto gruppi degli allenatori da top team della massima serie: prima la Lazio con un eroico terzo posto e poi la quarta sostituzione, all'Inter. 

C'è da recuperare un inizio anno pessimo. De Boer non arranca solo nell'italiano, ma anche in campo. Fioccano le sconfitte e Pioli viene chiamato dalla primavera. L'inizio è promettente, e, addiruttura, vengono inanellate 9 vittore consecutive. Il quarto posto in campionato sembra a portata di mano, logica conseguenza di una campagna acquisti vigorosa. Ma ben presto la squadra si sfalda. In primavera sono più le Waterloo che i 3 punti e il mister parmense viene sollevato dall'incarico

Milan, rosso in bilancio record e squadra da sfoltire

Due anni dopo, ancora Milano. La quinta da prof supplente e non di ruolo. Vengono risolini facili accostando il Milan odierno alla situazione di molte scuole italiane. Il castello, a oggi, presenta 145,9 milioni di disavanzo e nonostante la società minimizzi e tranquillizzi sono numeri che fanno sempre correre brividi lungo la schiena. In più, c'è da pensare a sfoltire una rosa pesantina, dove si può e si deve far cassa: da Suso a Donnarumma, passando per Paquetà, che attira le simpatie del Psg, i milanisti col trolley già aperto sono tanti. Alle nuove idee di professor Pioli il compito di ridare anima a questa squadra, anche senza grossi nomi. Spolverando, magari, i faldoni delle (buone) cose fatte con le provinciali emiliane. 

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