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Polemica sui parastinchi di Biraghi, il club e il calciatore: "Nessun riferimento al fascismo"

Sui social era nata un'aspra polemica sui parastinchi del difensore dell'Inter inquadrati durante il match di Champions con il Barcellona

Un elmo da legionario, sullo sfondo una bandiera italiana e sotto una scritta in latino "Vae Victis": "Guai ai vinti". Sono i parastinchi di Cristiano Biraghi inquadrati dalle telecamere durante il match di Champions League contro il Barcellona che è costata l'eliminazione ai nerazzurri. E sui social è scattata la polemica.

Il difensore 27enne dell'Inter è stato accusato di indossare simboli fascisti. Sia il club che il giocatore, in seguito alla bufera, hanno chiarito che dietro ai simboli non c'è nessun riferimento fascista e che in realtà si tratta di una citazione del film "300", pellicola del 2007 diretto da Zack Snyder che narra l'eroica battaglia delle Termopili svoltasi nel 480 a.C. Nessun riferimento, quindi, all'estrema destra ma solo un riferimento agli spartani.

Vae victis, la citazione

La frase Vae Victis, secondo lo storico romano Tito Livio, sarebbe stata pronunciata da Brenno, capo dei Galli Senoni che nel 390 a.C. avevano sconfitto e occupato Roma: i Romani stavano pesando su una bilancia l'oro che avrebbero dovuto versare al Gallo come tributo di guerra, quando qualcuno fra loro protestò perché i pesi erano truccati. Brenno allora sfoderò la sua pesante spada e la aggiunse sul piatto dei pesi (da pareggiare con oro), rendendo quindi il calcolo ancora più iniquo, ed esclamando Vae victis, per significare che le condizioni di resa le dettano i vincitori sulla sola base del diritto del più forte.

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