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Nuovo stadio a Milano, ora preoccupa il caro-prezzi. «Il calcio resti sport popolare»

I prezzi dei biglietti sono già "schizzati" negli ultimi anni, ma con capienze ridotte sarà ancora peggio. Le analisi

Per assistere al derby Milan-Inter del 20 novembre 2016 al primo anello blu o verde (dietro le porte), il prezzo del biglietto era di 50 euro. Per la stessa partita, ma il 17 marzo 2019, chi voleva sedersi in quei posti ha pagato 166 euro. Più del triplo in due sole stagioni di Serie A. Con questi aumenti è facile realizzare l'incasso record di 6 milioni di euro.

E questa è la situazione dell'attuale Meazza. In futuro lo stadio di Milano avrà una capienza inferiore (è l'unico dato certo), si parla di 60 mila posti a sedere, il che fa pensare a un ulteriore ritocco all'insù dei biglietti e, soprattutto, degli abbonamenti, che oggi per Milan e Inter costano molto meno che, per esempio, per la Juventus. La "Signora" ha già compiuto l'operazione di riduzione della capienza, con lo Stadium da 44 mila posti. E i tifosi bianconeri pagano la differenza.

Sì, perché l'obiettivo degli stadi di moderna concezione è quello di aumentare i ricavi, a tutto campo. Restando aperti possibilmente 7 giorni su 7 con attività collaterali di attrazione, ottimizzando i costi con una capienza ridotta, e giocoforza aumentando i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti.

Cosa, però, già avvenuta, come si è visto dal confronto tra il 2016/2017 e il 2018/2019. E avvenuta per entrambi i club milanesi. A questo punto c'è da chiedersi quanto ancora potranno far leva sui tagliandi, le dirigenze di Milan e Inter, sia nei prossimi anni sia in futuro, a prescindere dalla decisione sul Meazza (abbatterlo per costruirlo nuovo di zecca o ristrutturarlo). 

Secondo uno studio approntato dai piccoli azionisti del Milan, dal 2000 al 2018 per 82 volte il Meazza con il Milan in casa ha superato la soglia dei 60 mila spettatori. Se questa fosse stata la capienza del Meazza, si sarebbero persi oltre 900 mila spettatori per un totale di due milioni e mezzo di euro a stagione. Ai prezzi "vecchi", verrebbe da dire. 

Meno allo stadio, ma che paghino di più

Il trade-off è ormai chiaro: meno persone allo stadio, ma disposte a pagare di più. Molto di più. Se ne stanno accorgendo ormai tutti: politici, giornalisti, gente comune. Per il delegato alle periferie del Comune di Milano Mirko Mazzali, per esempio, «se il futuro è uno stadio piccolo, solo per chi ha molto soldi da spendere, siamo sulla cattiva strada. Il calcio è sempre stato uno sport popolare».

Che l'effetto sarà l'aumento di prezzi, lo ha detto con molta chiarezza l'amministratore delegato dell'Inter Giuseppe Marotta, aprendo però a una differenziazione maggiore: «Sicuramente si può chiedere anche di più a livello di prezzo, dando un prodotto di qualità e tutelando le fasce più deboli di tifosi. All’Allianz Stadium c’erano metà degli spettatori rispetto a Inter-Barcellona ma il guadagno è stato più alto. Bisogna mixare le cose perché non tutti possono spendere 100 euro a partita».

Un altro lato della questione riguarda i diritti televisivi. Meno persone allo stadio significa più appassionati che, direttamente (abbonandosi ai servizi) o indirettamente (andando a vedere la partita nei locali pubblici), alimentano il mercato delle dirette in tv delle partite. Come è evidente significa aumentare anche quel tipo di introiti. 

Demolizione stadio, a che punto siamo

La questione della demolizione del Meazza è, nel frattempo, in stallo. Diversi esponenti di centrodestra (soprattutto di Forza Italia) hanno creato un comitato per raccogliere firme per un referendum cittadino contro l'abbattimento. La Lega del Municipio 7 ha realizzato un volantinaggio nel quartiere di San Siro con lo stesso obiettivo. Ma Matteo Salvini ha dichiarato di essere favorevole. La maggior parte dei milanesi sembra comunque contraria.

Il sindaco Beppe Sala ha dovuto trincerarsi. Accusato da più parti di essere il promotore della scelta di fare a meno del Meazza, ha precisato che preferirebbe l'esatto contrario, cioè che venisse ristrutturato, e ne ha approfittato per chiedere a Milan e Inter di prendersi la responsabilità di spiegare apertamente alla città il loro punto di vista. E ha chiarito un paletto importante: il nuovo stadio, se sarà, sarà necessariamente pubblico, perché lo è oggi il Meazza e il Comune di Milano non può perderci.

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