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Stadio di San Siro: il parapetto del secondo anello "è pericoloso"

Lo scrive la procura in riferimento al tifoso che, nel 2009, si arrampicò e cadde. Ma "Coni Servizi" risponde che è tutto a posto

Il secondo anello di San Siro è "pericoloso". Lo scrive un giudice della procura di Milano, dopo avere commissionato uno studio da parte di un architetto, Gino Zavarelli, che figura tra i progettisti dello Juventus Stadium. Tutto nasce da un episodio che risale al 29 novembre 2009, quando un tifoso, per festeggiare un gol, si arrampicò sul parapetto del secondo anello blu, perdendo l'equilibrio e rovinando sulle teste dei tifosi sottostanti. Uno dei quali dovette subire un intervento chirurgico alla schiena.

Per quell'episodio è stato archiviato il procedimento contro il responsabile sicurezza dell'Inter: e tuttavia la procura ha sentito il dovere di scrivere alle due società calcistiche Inter e Milan, alla concessionaria M-I Stadio, al comune (proprietario dell'impianto), alla prefettura e alla questura, per avvertire del rischio insito nella struttura.

In pratica, stando alla consulenza, il parapetto è a norma di legge, ma non rispetta una norma europea del 2006 che chiede che non sia scalabile. Norma mai recepita, in verità, nell'ordinamento italiano. Le misure, per la cronaca: il parapetto è alto 136 centimetri, ha un battipiede di 22 centimetri, elementi verticali distanti tra loro un metro e la parte terminale a partire da un'altezza di 80 centimetri.

Secondo la procura, "la norma del 2006 - pur non essendo ancora stata recepita in atti normativi nazionali - rileva comunque una 'disciplina' tecnica". In pratica, sarebbe il caso di porre rimedio al problema. O con il cambio del parapetto o con l'installazione di vetrate come nello Juventus Stadium, o ancora con una rete metallica.

Milan e Inter, a questo punto, si sono rivolte a "Coni Servizi", società del Coni specializzata anche in consulenza sull'impiantistica degli stadi. La risposta è stata negativa rispetto ai suggerimenti della procura. Le vetrate, infatti, diminuirebbero la visibilità e comunque - sempre secondo Coni Servizi - è la vigilanza interna a dover impedire che i tifosi si comportino in modo da nuocere a sé stessi e ad altri. Chissà come la pensa il tifoso che si è visto piombare addosso un "collega" e ha dovuto farsi operare.

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