Stadio del Milan, colpo di scena: "dietrofront" sul Portello

Il Milan potrebbe rinunciare allo stadio al Portello. Per alcuni è un colpo di scena. La società rossonera, il 7 luglio 2015, si è aggiudicata la manifestazione di interesse, battendo "Milano Alta" (centro commerciale, fitness, cinema e passerella ciclopedonale rialzata) di Vitali-Stam. La Fondazione Fiera aspettava la controfirma del Milan soprattutto a riguardo degli impegni sulla bonifica, ma questi impegni non sono stati sottoscritti dal Milan.

L'impegno ad assumersi totalmente i costi di bonifica dell'area era arrivato dal Milan alle battute finali della gara, quando sembrava che il concorrente Vitali-Stam fosse in vantaggio. E forse questo impegno è stato determinante per la decisione di Fondazione Fiera. Solo che, nel consiglio d'amministrazione del 3 agosto dedicato esplicitamente alla questione, il Milan ha semplicemente ribadito la "valenza strategica del nuovo stadio", senza specificare dove, e però ha rilevato che gli oneri sono "oltre le attese". Come a dire, forse abbiamo promesso troppo.

Sullo sfondo la trattativa per la cessione del 48% a "Mr Bee", il magnate thailandese con cui Silvio Berlusconi ha firmato un accordo di vendita (per 485 milioni) che dovrebbe concludersi entro il 30 settembre. Taechaubol diventerebbe vicepresidente e, a Barbara Berlusconi e Adriano Galliani, si aggiungerebbe un terzo amministratore delegato.

E' obiettivamente impossibile pensare che l'acquirente di una forte minoranza della società non sia interessato a "dire la sua" su uno stadio al momento ancora non esistente. Il Milan dunque potrebbe non costruire più lo stadio al Portello. Le alternative non mancherebbero: prima tra tutte l'area ex Falck a Sesto San Giovanni, un milione di metri quadri di proprietà privata, senza le lungaggini burocratiche e autorizzative tipiche dello Stato e degli enti locali.