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Van Basten contro Ronaldo: la classe del Cigno e la potenza del Fenomeno

Quest'oggi il derby di MilanoToday è tra Marco Van Basten e Ronaldo. Non hanno mai giocato insieme, ma la loro classe è innegabile. Due centravanti diversi ma accomunati dalla classe cristallina e da una media gol impressionante

Altro appuntamento del derby di Milanotoday: abbiamo deciso di confrontare due tra i più forti attaccanti di ogni tempo, anche se di epoca leggermente diversa. Marco Van Basten, uno degli attaccanti più prolifici e più eleganti del Milan fine anni ’80-metà anni ’90 e Luis Nazario da Lima, meglio conosciuto come Ronaldo, l’attaccante forse più amato e successivamente più odiato dell’Inter dal 1997 al 2002. Due centravanti diversi ma accomunati dalla classe cristallina e da una media gol impressionante.

vanbastenMarco Van Basten Il Cigno di Utrecht nasce nella città olandese il 31 ottobre 1964 e i suoi primi di anni da calciatore sono forgiati nella prestigiosa officina dell’Ajax. Esordisce in prima squadra il 3 aprile 1982, a 17 anni, ed è un segno del destino: prende il posto di un certo Johan Crujff e realizza al debutto un gol. Con i lancieri si laurea per tre volte consecutive capocannoniere, attirando le attenzioni dei più grandi club e vincendo la Scarpa d’Oro nel 1986.
L’estate successiva si concretizza il passaggio al Milan di Berlusconi: inizio folgorante con debutti in Coppa Italia e Campionato bagnati da gol ma poi arrivano le solite tribolazioni a causa di guai fisici, gli unici capaci di fermare Van Basten.  Rientra in tempo per regalare lo Scudetto ai rossoneri contro il Napoli di Maradona. Vince nel 1989 il Pallone d’Oro e si ripete l’anno successivo dopo una stagione strepitosa, sia in campionato sia in Coppa Campioni.
Sia con Sacchi, sia con Capello quando è in campo sono dolori per gli avversari: eleganza sublime nonostante un fisico imponente, segna in tutte le maniere (memorabile il suo gol con l’Olanda contro l’Urss nella finale vincente degli europei ’88) e abbina la tecnica del trequartista alla prolificità dell’attaccante. Con il Milan vince 4 Campionati Italiani (1988, 1992, 1993, 1994), 3 Coppe dei Campioni (1988, 1989, 1994), 4 SuperCoppe Italiane (1988, 1992, 1993, 1994),3 SuperCoppe Europee (1989, 1990, 1994) e 2 Coppe Intercontinentali (1989, 1990).
Nessuno lo riesce a fermare o quasi: le sue caviglie sono fragili, fragilissime e martoriate spesso dai rudi interventi dei difensori. Fa a tempo a vincere il terzo Pallone d’Oro nel 1992, poi nel giugno del 1993 si sottopone al quarto intervento chirurgico alla caviglia. Dopo due anni di tentativi di recupero, pone addio alla sua carriera a soli 30 anni.
L’Italia e il calcio mondiale perdono uno dei giocatori più completi della storia ma chissà che con il Milan si ritrovi, magari in panchina. Per il momento appuntamento rimandato ma i vecchi amori non si dimenticano mai.

Ronaldo Recentemente Paolo Maldini ha definito il brasiliano dei tempi dell’Inter, l’unico giocatore capace di avvicinarsi ai livelli di Maradona. Basterebbe questa definizione per questo ragazzo capace di gol impossibili e, anche lui, perseguitato da infortuni terribili che gli hanno condizionato la carriera. Nasce il 22 settembre 1976 in un quartiere poverissimo di Rio de Janeiro e muove i primi calci nel São Cristóvão prima e nel Cruzeiro, dopo.
L’Europa si accorge di lui e, dopo aver vinto un Mondiale da spettatore, passa nel 1994 al PSV Eindhoven. Qui incomincia a carburare la macchina da gol e in 57 incontri mette a segno 55 gol. Questa media pazzesca ingolosisce il Barcellona che nel 1996 lo acquista non ancora diciannovenne. Ronaldo conferma numeri incredibili: segna 47 reti in 49 partite ufficiali e Massimo Moratti piomba sul brasiliano nell'estate del 1997 pagandolo ben 48 miliardi di lire.
Nella prima stagione all’Inter ci si rende conto di avere in Serie A il degno erede di Maradona: tecnica personale da campionissimo, velocità da centometrista, abile nello stretto con colpi fuori dal comune, mortifero sotto porta. Realizza 25 reti in campionato, vince una Coppa Uefa e il suo primo Pallone d’Oro.
La Milano nerazzurra ha trovato il suo re ma non ha fatto i conti con la sfortuna. Durante la finale dei Mondiali di Francia ‘98 è irriconoscibile: gioca male e in modo svogliato e, al ritorno in Italia, le telecamere lo inquadrano scendere la scaletta dell'aereo zoppicante e barcollante. All’Inter, intanto, sbarca Marcello Lippi con il quale i rapporti non sono idilliaci e, al culmine di queste sfortune, il 21 novembre 1999 si lesiona il tendine rotuleo del ginocchio destro.
Rientra dopo sei mesi e nuovo crack: a questo punto sembra che la carriera sia finita ma Ronaldo si rialza e torna in campo alla fine del 2001. La fine del campionato è in lacrime: il 5 maggio 2002 l’Inter perde lo scudetto in casa della Lazio e Ronaldo piange in panchina. Ronaldo lascia l’Inter per il Real Madrid (vincerà un altro mondiale con il Brasile e un altro Pallone d’Oro) ma lo strappo definitivo con in tifosi nerazzurri è il suo ritorno nel 2007 a Milano, sponda rossonera. Uno strappo mai ricucito ma quello era un altro giocatore, non certo quello ammirato dai tifosi nerazzurri.

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