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Vieri "gabbato" da broker, chiede 3 milioni di euro indietro

L'ex calciatore chiede tre milioni di euro a un promotore finanziario, Massimiliano Avietti, che reputa infedele, e alla società Azimut Consulenza per investimenti Sim a cui ha consegnato la somma

Un'altra causa milionaria, dopo quella contro l'Inter e Telecom per il presunto dossieraggio nei suoi confronti attende l'ex bomber di Juventus, Inter e della Nazionale Christian 'Bobo' Vieri.

L'ex calciatore, che di recente ha festeggiato i 40 anni, ora chiede tre milioni di euro a un promotore finanziario, Massimiliano Avietti, che reputa infedele, e alla società Azimut Consulenza per investimenti Sim a cui ha consegnato la somma. Un investimento di cui non ha mai visto né i guadagni, né il capitale che, denuncia Vieri, non gli è mai stato restituito.

Per questo ha presentato un atto di citazione al Tribunale civile di Milano e anche una denuncia per truffa che è stata trasmessa a Roma per competenza. Vieri e suo fratello Massimiliano, anch'egli calciatore, avevano cominciato a versare somme al promotore nel 2004 fino al 2005 in quanto il professionista aveva prospettato investimenti da cui avrebbero tratto ingenti guadagni.

Nonostante i numerosi solleciti, il broker non ha restituito i tre milioni e Vieri, assistito dall'avvocato Danilo Buongiorno, aveva anche provato a ricomporre la vicenda davanti alla camera di Conciliazione di Milano ma né il promotore, né i rappresentanti della Azimut si sono presentati. L'ex bomber ha quindi scelto anche la strada della causa civile perché, tra le altre cose, il reato di cui è accusato il procuratore dovrebbe essere prescritto. Vieri, assistito sempre dallo stesso legale, da Telecom e Inter aveva ricevuto un milione di euro di risarcimento (ne aveva chiesti 12 a Telecom e quasi dieci al suo ex club).

Una somma certo inferiore a quella chiesta ora, ma il giudice civile di Milano aveva riconosciuto che l'ex calciatore aveva subito, per via dello spionaggio ai suoi danni, ''un'indebita intromissione nella propria sfera privata'', che gli ha causato ''uno stato di disagio, malessere, ansia e sofferenza psico-fisica''.

Una sofferenza testimoniata anche da un perizia medica (Vieri aveva detto di soffrire di insonnia e di una forma depressiva da quando aveva saputo di essere stato spiato e pedinato) mentre non gli erano stati riconosciuti il danno patrimoniale ma quello ''non patrimoniale da lesione del diritto alla privacy''. L'Inter ha presentato appello contro la sentenza.

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