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San Siro

Vincolo a San Siro: si poteva prevedere 4 anni fa (e non perdere tempo)

Abbiamo perso 4 anni di dibattito inconcludente sul nuovo stadio, che potevano essere risparmiati con maggiore lungimiranza. Era infatti abbastanza chiaro che il vincolo sul Meazza, nel 2025, sarebbe stato posto, per l'unicità della struttura del secondo anello

Lo stadio Meazza, la 'Scala del calcio', sarà vincolato per interesse culturale nel 2025, così ha anticipato la Sovrintendenza, e non potrà più essere abbattuto. Il secondo anello, che ha reso l'impianto "uno stadio vero e proprio" e ha caratteristiche uniche, come le rampe d'accesso a elica che consentono (scrive la Sovrintendenza) di animare, con la folla, i muri, va tutelato perché sta per compiere 70 anni. Il risultato è che, per quattro anni, si è tanto discusso, dibattuto, messo 'paletti', ma non si è fatto niente. Non si poteva prevedere e prevenire, quattro anni fa, l'esito del vincolo? Sì, si poteva. Quando Milan e Inter hanno presentato la loro idea di abbattere il Meazza e costruire, vicino, un impianto nuovo di zecca, per poi condividerne la gestione, c'erano tutti gli elementi per capire che prima o poi sarebbe arrivato il vincolo della Sovrintendenza, ma anche che, per diversi aspetti, l'idea sarebbe stata disastrosa o difficile da realizzare.

Ripercorriamoli, gli aspetti più problematici. L'aspetto finanziario, anzitutto: un investimento di oltre un miliardo per uno stadio (e relativi accessori: torri, alberghi, centri commerciali, poi ridimensionati) i cui ricavi sarebbero stati da dividere tra due club. L'aspetto ecologico: l'abbattimento di una struttura imponente come il Meazza avrebbe prodotto enormi quantità di Co2. Inoltre il nuovo stadio avrebbe cancellato il Parco dei Capitani, ancorché oggi poco sfruttato, e l'avrebbe sostituito con qualche corridoio verde non permeabile. L'aspetto progettuale: fin da subito i residenti di via Tesio avevano fatto notare come il nuovo ipotetico stadio sarebbe stato troppo vicino alle abitazioni, tanto che in corso d'opera il progetto è stato spostato di qualche metro.

E ancora. L'aspetto economico-sportivo: è sempre più raro che due club condividano un impianto, per di più un nuovo impianto. Non impossibile, ma sempre più raro. Si capirebbe nel caso di un impianto già esistente, ma perché investire in uno stadio nuovo e poi condividerlo L'aspetto socio-urbanistico: la zona degradata del quartiere San Siro è a oltre un chilometro dallo stadio (vecchio ed eventuale nuovo), e già attualmente non gode di alcun beneficio per la presenza del Meazza: eppure alcuni politici milanesi (poco 'comunali' però, nel senso che non 'vivono' la città per intero) hanno affermato che il nuovo stadio avrebbe consentito di riqualificare un quartiere "degradato". Quale, esattamente, quello delle ville e degli appartamenti a 8-10mila euro al metro quadrato oppure quello un po' più lontano, 'invisibile' a chi va allo stadio solo alla domenica per la partita, ma realmente bisognoso di riqualificazione?

Non è finita. L'aspetto pragmatico: è, era e sarà più semplice ed economico ristrutturare un (ottimo) stadio, che gode di un prestigio indiscutibile, ed è stato dimostrato con ben due progetti di ristrutturazione, di cui uno (la galleria panoramica in sostituzione del terzo anello) proseguito oltre la realizzazione di qualche primo disegno. La capienza sarebbe stata recuperata abbassando di qualche metro il terreno di gioco e, secondo i progettisti, sarebbe stato possibile dotare ogni settore dello stadio di servizi moderni, aumentando anche i posti 'premium' come richiesto dai club. Non meno importante, l'aspetto partecipativo: la giunta ha accettato di buon grado il 'dibattito pubblico' perché obbligatorio per legge, ma si è schierata contro i referendum, che invece avrebbero garantito una vera partecipazione dei cittadini, almeno quelli interessati a partecipare. Abbiamo ascoltato l'obiezione che, a votare, vanno in pochi. E allora che facciamo, cancelliamo anche le elezioni?

E poi c'è l'aspetto politico. Negli ultimi quattro anni il Comune di Milano ha rischiato più volte di comportarsi come 'follower' di volontà altrui, a partire dalla contrarietà dei club alla ristrutturazione del Meazza. Sono stati, è vero, fissati dei 'paletti' (più verde, meno cemento, impegno a prezzi popolari dei biglietti e così via), che però, accettati da Milan e Inter, non hanno potuto far altro che configurarsi come un via libera 'morale' al progetto. Il partito di maggioranza in città (il Pd) non ha saputo prendere una posizione unitaria e netta. Diversi esponenti e partiti (di maggioranza e di opposizione) hanno assunto posizioni altalenanti o impraticabili.

Molti esponenti del Pd, inizialmente tiepidi verso il progetto dei club, dopo che sono stati fissati i 'paletti' hanno iniziato a schierarsi nettamente per il nuovo impianto. La Lega, dapprima contraria ad abbattere San Siro (portò i progetti di ristrutturazione in una commissione comunale), a un certo punto ha sterzato diventando favorevole al nuovo stadio. Fratelli d'Italia avrebbe voluto la coesistenza di due stadi, uno accanto all'altro.

Ma più di tutto, nel 2019 si sapeva che, nel giro di pochi anni, sarebbe arrivato il vincolo della Sovrintendenza. L'iconicità del Meazza come tempio del calcio non solo italiano non può essere messa in discussione da alcuno, e quell'iconicità risiede anche nella sua struttura, quella che nel 2025 accenderà 70 candeline. Quando si discuteva se il nuovo stadio sarebbe stato pronto nel 2026, per le Olimpiadi invernali, e poi si è convenuto che no, non sarebbe stato pronto, e i Giochi sarebbero stati inaugurati nell'attuale Meazza, si sarebbe già dovuto prevedere il vincolo nel frattempo. E invece no, quattro anni di 'melina' che non hanno giovato a nessuno. Se si fosse pensato a tutto con largo anticipo, con la necessaria lungimiranza, avremmo oggi una ristrutturazione già avviata, per fare del Meazza (come merita, certamente) un impianto all'avanguardia coi tempi e con le richieste dei club, risparmiando tempo e denaro.

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