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Agente della Locale si suicida a Milano, il sindacato parla di "male oscuro della polizia"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MilanoToday

Il suicidio è un male oscuro che colpisce indistintamente tutte le Forze di Polizia. Quante volte leggiamo di Agenti della Polizia che sono riusciti a salvare la Vita di un cittadino che stava per suicidarsi; ma gli stessi Agenti non ne sono immuni e sempre più spesso ne rimangono vittima di questo fenomeno multifattoriale, perché sotto la Divisa ci sono Uomini e Donne con un cuore, con la loro sensibilità, con i loro problemi e le loro fragilità, sollecitate dai cambiamenti repentini che la Vita non risparmia a nessuno; a ciò si aggiunge per chi fa il nostro lavoro anche probabilmente il degenerare della società, nel cui contesto operiamo quotidianamente a stretto contatto. Un Agente di Polizia che tutti i giorni si immerge in contesti sociali difficili e problematici, ne assorbe inevitabilmente tutte le difficoltà, le tensioni e le negatività.

Mercoledì sera uno dei nostri Dirigenti di Milano Aldo Grasso ha compiuto un gesto estremo, togliendosi la vita. Siamo profondamente addolorati; queste notizie ci lasciano sgomenti, anche perché solo l'anno scorso un altro Dirigente Sulpl di Aversa, Rino Freda, lo ricorderemo tutti, è morto allo stesso modo. Questi episodi tragici inducono inevitabilmente a fare delle riflessioni… quello dei suicidi in polizia è un fenomeno in aumento, al quale però non si dedica attenzione.

Evidentemente chi arriva a compiere un gesto così estremo, in quel preciso momento, non vede altra possibile alternativa. E invece, sappiamo tutti che un'alternativa al suicidio c'è sempre.

Come sempre abbiamo sostenuto, sarebbe opportuno e necessario verificare i requisiti psico-fisici dell'operatore di Polizia non solo al momento dell'assunzione, ma anche periodicamente durante la carriera professionale, poiché soprattutto per la Polizia Locale non viene fatto, con ogni probabilità, quasi mai.

Bisognerebbe interessarsi al problema, per comprendere le cause di questi suicidi sempre più frequenti, e contemporaneamente anche riuscire a prevenirli. L'Agente di Polizia, in un determinato momento della sua vita, potrebbe essere assillato da problemi economici, familiari, di salute, con l'aggiunta di dover sostenere il peso di un lavoro con forte impatto emotivo (pensiamo ad esempio ai TSO, agli incidenti mortali, al dover comunicare ai familiari la morte di una persona cara, etc.), che in condizioni normali riesce a sostenere; in condizioni di particolare fragilità invece, come minimo va sotto stress.

Purtroppo però manca a tutt'oggi un'attenzione al fenomeno dei suicidi in polizia e il più delle volte le cause che hanno indotto l'operatore a togliersi la Vita tendono ad essere ricondotte solo alla sfera personale poiché, ammettere che il suicidio potrebbe essere derivato anche da cause attinenti al contesto lavorativo, comporterebbe conseguenze rilevanti sia in termini di responsabilità, che di mancata prevenzione per chi gestisce un Comando. A questo possiamo aggiungere anche il fatto che mai come oggi, in questo preciso momento storico in cui la società tende a diventare sempre più problematica, tutta la nostra Categoria è messa a dura prova per la situazione di precarietà in cui versa: ogni giorno siamo esposti continuamente a rischi e tensioni di ogni tipo, senza tutele, senza diritti e senza essere riconosciuti dalle nostre stesse Istituzioni. Il nostro lavoro non è ritenuto usurante, eppure palesemente lo è.

Continuiamo a morire in servizio, nell'adempimento del Dovere, ma chi di dovere si gira puntualmente dall'altra parte. Troppi Agenti si suicidano, ma nessuno sembra accorgersene di questi Uomini e Donne in Divisa senza volto; spesso all'interno dei Comandi si è perso il senso di appartenenza, lo spirito di Corpo a causa di personalismi e vili interessi che distruggono i rapporti umani e portano i Lavoratori più sensibili ad isolarsi, ad estraniarsi e quindi diventa difficile anche chiedere aiuto. Può sembrare una visione pessimistica della realtà, invece è solo ciò che viviamo noi Agenti della Polizia Locale. Avremmo bisogno di Comandanti attenti e vigili verso i loro diversamente impiegati comunali in Divisa; invece il più delle volte i Comandanti sono solo di passaggio, focalizzati solo sulla loro ascesa professionale e per questo concentrati ad assecondare il volere del politico di turno. Un buon Comandante dovrebbe avere un quadro chiaro della situazione del suo Comando, ad esempio potrebbe porre attenzione su eventuali assenze ricorrenti (che potrebbero essere campanello di allarme per un eventuale furbetto, come anche di un momento difficile per uno dei suoi Uomini); prevedere un punto di ascolto per eventuali disagi; attraverso il medico del Lavoro disporre apposita visita specialistica, senza scegliere la strada più facile per se in termini di responsabilità, che poi è la meno efficace per il Lavoratore e per i Colleghi. Insomma, tra le altre cose, occorre creare una rete di aiuto che consenta a chi sta attraversando un momento difficile di avere un supporto concreto nell'immediato.

I Nostri Colleghi li portiamo tutti nel cuore, uno ad uno… Lampi blu.

di Miriam Palumbo

per la Segreteria Nazionale SULPL (Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale)

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