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- Te se regordet - Amarcord meneghino

La società della prima metà del Novecento nei ricordi di sei anziani milanesi

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MilanoToday

Venerdì 1 dicembre, presso il C.A.M. Garibaldi “Falcone e Borsellino”, alle ore 21, la rassegna di documentari “Viaggio cinematografico nel tempo e nei luoghi di Milano” firmata Slow City (in collaborazione con il Municipio 1) prosegue con un Amarcord meneghino: _ te se regordet _, realizzato con il girato di un precedente film ora arricchito da nuove testimonianze, in cui sei anziani si abbandonano ai ricordi e diventano così testimoni del proprio tempo. “te se regordet?” è l’inciso con cui Emilio De Marchi si rivolgeva all’amico Carlìn (Carlo Porta) nel suo componimento dialettale Milanin Milanon, che esprimeva lo sgomento e la preoccupazione (“Dov’el va, el mè Carlin, quell noster Milanin di noster temp, inscì bell e quiètt”) di fronte all’avanzare della città moderna (“Sto Milan Milanon l’è on cittadon, no disi. De nott ghe se ved come del dì (te piàs a tì?)”). Ma mentre nel poemetto di De Marchi prevale la nostalgia e una visione benevola della vecchia città dei tempi che furono, i sei anziani protagonisti del documentario si rivelano di fronte alla telecamera testimoni obiettivi, critici, autoironici, commossi. Chiamati a raccontare particolari e aneddoti sui “luoghi” del territorio dove sono nati e cresciuti, prendono confidenza e, in una serie di fuori onda che gli autori slowcitizens prontamente registrano, si lasciano andare a racconti e riflessioni, mettendo da parte ogni freno inibitore. Grazie anche al sapiente montaggio del film, ne consegue uno spaccato onesto e privo di impostazioni ideologiche della società italiana della prima metà del Novecento, con le differenze di classe, ma anche le avanguardie più illuminate, la scuola di vita della strada, ma anche le restrizioni di una retriva educazione borghese, le tragedie della guerra, ma anche lo spirito di intraprendenza e di rinascita che da essa scaturisce. Scuola, casa, lavoro, cibo, giochi, famiglia, le due guerre mondiali, trasporti dei primi decenni del secolo scorso sono stati così ricostruiti, senza sentimentalismi, ma con la toccante consapevolezza che il tempo trascorso si porta con sé e che è racchiusa nell’immagine finale del film.

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