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"Chiunque può volare": così i disabili sfidano la gravità all'Aero Gravity di Pero

Noemi, Nicoletta, Jacopo, Alex e Mattias sono cinque atleti con disabilità. Praticano sport diversi; provengono da città diverse; ma in comune hanno la voglia di volare.

Giovedì mattina l’Aero Gravity di Pero, ha dato loro la possibilità di partecipare al primo incontro (dei tre in programma) del ‘Disability Project’: un evento unico in Italia, promosso da Kaeser Compressori Srl, nato con l’obiettivo di creare nel nostro Paese il primo movimento sportivo paralimpico per il volo indoor, lo sport che simula il paracadutismo in un tunnel verticale, in cui grazie al potente flusso di aria compressa chiunque riesce a volare. La gravità si annulla, l’adrenalina sale e l’emozione della caduta libera supera ogni limite. 

Prima di entrare nel tubo di cristallo alto 14 metri, i cinque atleti hanno incontrato Andrea Pacini, istruttore, coordinatore e ideatore dell’evento, il quale ha dato loro qualche dritta su come fluttuare al meglio nell’aria. 

Aero Gravity - Disability Project

Andrea ha 34 anni, è un ex parà della Folgore, ha origini toscane e da due anni lavora a Pero all'Aero Gravity. Dopo un incidente stradale, che l’ha costretto a vivere su una sedia a rotelle, si è avvicinato al mondo del volo indoor e ha lavorato affinché tutti potessero avere la sua stessa possibilità: volare. 

 "Indosserete tutti un casco, gli occhiali e i tappini per le orecchie. Si aggiungerà un tutore alle gambe per chi ne avrà bisogno – ha spiegato Andrea - l’importante è rilassarsi e mantenere la testa alta, il bacino indietro e le braccia in avanti. Gli istruttori vi aiuteranno, non sarete soli".

Dopo i consigli, il ‘chi è di scena’. I ragazzi si sono preparati e divisi in due gruppi. A rotazione hanno iniziato l’allenamento, mentre un drive dalla cabina di comando aumentava e diminuiva la percentuale del flusso dell’aria. 

"È stato bello, ma faticoso - ha raccontato Jacopo - prendere quota e riabbassarsi non è facile, soprattutto per noi che poi gestiamo al 50% il nostro corpo, ma è interessante e bello come si riesca a compensare con le altre parti del corpo i propri movimenti. Sono felice di far parte di questo progetto". 

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