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Venerdì, 19 Aprile 2024

Laura Boldrini nel carcere di Bollate: “Troppo odio, ho scritto a Zuckerberg di Facebook”

Giornata milanese per la presidente della Camera, Laura Boldrini, che martedì mattina ha visitato il carcere di Bollate. Lei stessa, proprio davanti al penitenziario, ha confermato di aver presentato nei mesi scorsi ai vertici di Facebook due “proposte tecniche" contro il dilagare dell'odio su Facebook perché “sento il peso della responsabilità di sollevare il problema”. 

Laura Boldrini nel carcere di Bollate

"Ho scritto a Mark Zuckerberg - ha spiegato il giorno dopo aver postato la stessa lettera su Facebook - perché temo che questo tema dell'odio sia un tema che riguarda tutti i cittadini. Ricevo molte sollecitazioni a occuparmene. È nell'interesse della collettività che il discorso di odio venga circoscritto. Oggi, purtroppo, è dilagante ad ogni livello. Quindi, scrivere a lui è stato un modo per attirare attenzione sul tema. I social media possono molto collaborare perché questo odio venga circoscritto. Ho solo detto - ha chiarito - che, se è vero che per Facebook è importante fare in modo che l'odio non dilaghi, bisogna passare ai fatti. Non basta solamente dirlo. Bisogna investire denaro”. 

"In Italia ci sono ventotto milioni di utenti - ha evidenziato dopo la visita al carcere - e non abbiamo un ufficio operativo. Le segnalazioni che vengono dall'Italia apparentemente non vengono tenute nella dovuta considerazione. Se vediamo i primi riscontri fatti dalla Commissione europea, solo il 4% dei messaggi di odio che vengono dal nostro Paese vengono cancellati a fronte del 50% in Germania e in Francia. C'è o no qualcosa che non va? Allora, io ritengo di avere la responsabilità di sollevare questo tema. Abbiamo un dialogo aperto con Facebook. Il vicepresidente mi ha chiesto un incontro all'indomani della pubblicazione il 25 novembre di alcuni degli insulti che ricevo quotidianamente. L'ho voluto fare in nome e per conto di quelli che non hanno voce. Ho fatto delle proposte concrete non perché pretendo di essere un tecnico, ma perché penso che se c'è qualcosa che non va non basta lamentarsi. La risposta che l'azienda mi ha dato - ha ammesso - è stata molto generica e allora ho pensato che bisognava scrivere al capo”. 

La stessa Boldrini, poi, ha raccontato le sue sensazioni sul carcere di Bollate, che sembra averla “convinta”. "Penso che a Bollate si faccia sicurezza. Qui - ha spiegato - si dà la possibilità a chi entra di uscire migliore e con una visione diversa. Penso sia utile che questo modello venga esteso". 

"L'idea di una pena senza prospettiva di futuro, una detenzione finalizzata a se stessa non serve - ha aggiunto la presidente della Camera -. Serve se dà la possibilità di uscire migliore di prima. Qui ci si guadagna in sicurezza, le persone che escono da qui hanno meno recidiva e, sicuramente, per noi come Stato questo è un investimento positivo al 100%”.

“C’è un carcere in Italia - ha poi confermato con uno status sul proprio profilo Facebook - dove i detenuti e le detenute imparano un mestiere e costruiscono il proprio futuro. Dove cooperative e imprenditori hanno il coraggio di investire su chi ha sbagliato perché crede che si possa rialzare. Nel carcere di Bollate, a Milano - ha concluso - si attua la rieducazione prevista dalla Costituzione.

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