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Via Corelli, la denuncia dei 'No CPR': "Rompono i cellulari dei migranti per non far vedere in che condizioni vivono"

In piazza San Babila il sit-in di protesta dopo la tragica morte del 23enne Musa Balde, suicida a Torino dopo un pestaggio razzista

Fotocamere dei cellulari rotte di proposito per non far documentare le pessime condizioni all'interno del centro migranti di via Corelli. A denunciarlo è la rete 'Mai più lager - No ai Cpr', che venerdì 28 maggio ha manifestato in piazza San Babila, a Milano, chiedendo l'immediata chiusura, in tutta Italia, dei Centri di Permanenza e Rimpatrio.

Una richiesta, quella della rete milanese, che arriva a pochi giorni dalla tragica vicenda di Musa Balde, 23enne della Guinea-Bissau in attesa di espulsione perché irregolare. Ricoverato in ospedale perché vittima di un brutale pestaggio a sfondo razzista nella città di Ventimiglia, il giovane africano è stato identificato e condotto nel Cpr di Torino, dove il 23 maggio 2021, a causa del contraccolpo emotivo seguito all'aggressione avvenuta 15 giorni prima, si è suicidato.

"Musa è solo l'ultima delle vittime di una politica dell'immigrazione basata solamente sul respingimento - spiega Anna Camposampiero, della rete 'Mai più lager, No Cpr' - Qui a Milano ne abbiamo un esempio nel centro di via Corelli, dove, secondo le testimonianze che abbiamo raccolto, agli 'ospiti' vengono rotte di proposito le fotocamere dei cellulari per far sì che non riprendano le pessime condizioni in cui sono costretti a vivere. Se pensiamo che per gli appalti con queste strutture vige la regola del massimo ribasso, possiamo ben immaginare qual sia la qualità dell'accoglienza in un centro come quello di via Corelli, e perché periodicamente i migranti detenuti nei Cpr si ribellano".

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