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Sesso, cibo e pane in cambio di una dose: con i carabinieri tra i "fantasmi" di Rogoredo. Video

Video Annarita Amoruso

Addosso ha due maglioni, un cappotto grigio e una mantella rossa. Il cappuccio lo ha messo sulla testa, che tiene bassa, guardando al suolo. Le mani e i denti sono segnati, anneriti. E dai suoi occhi spenti ma arrossati scende qualche lacrima. Perché - dice sconsolata - "sono tre ore che cerco, devo farmi e non c'è nessuno". 

Lei - una 37enne di Costanza, nella Romania del Sud - al boschetto della droga di Rogoredo c'è arrivata pochi minuti prima delle 13 di martedì. A quell'ora i carabinieri erano là già da una mattinata intera: i militari della stazione Porta Romana e Vittoria e della compagnia di intervento operativo avevano già smantellato le quattro o cinque baracche di fortuna che accolgono donne e uomini che vanno "a caccia" di una dose a pochi euro - anche due o tre - e avevano già bloccato gli affari dei pusher, che si sono dati alla fuga alla vista dei lampeggianti. 

Milano, il bosco della droga - © C.R.G.

I "fantasmi" distrutti dalla cocaina e dall'eroina invece non sono scappati. Anzi, la 37enne entra da via Sant'Arialdo proprio mentre i carabinieri setacciano l'area. E dopo aver chiesto qualche moneta, confessa: "Devo farmi, ho bisogno". E i soldi per la droga - eroina che fuma - li trova in stazione a Rogoredo oppure "scopo", ammette senza troppi giri di parole. 

Perché quelle donne e quegli uomini - molti sono italiani, giovani e anziani senza distinzione - per una dose sono pronti davvero a tutto. Ahmed, un ragazzo di Tunisi sui trenta anni, racconta che spesso agli spacciatori "porto cibo o un po' di pane" per un "punto" di droga. Lui i conti con la "roba" li fa da tempo ormai. Quasi un anno fa si è iniettato una dose fuori vena ed è finito in ospedale a San Donato. Lì, i medici gli hanno diagnosticato un problema a una valvola cardiaca e lo hanno operato per due volte. 

Video | Le immagini del blitz riprese dal drone

"Sono rimasto cinque mesi in ospedale, tra terapia intensiva, reparto e riabilitazione - ricorda con la voce flebile e le parole che escono a fatica dalla bocca -. Per tutto quel tempo non mi sono mai fatto, sono rimasto pulito". Poi, quando è uscito è ripiombato nel tunnel: "Le prime notti ho dormito in stazione, ma mi hanno rubato la valigia e la coperta e così sono tornato qui", dove per "tre volte al giorno" si inietta cocaina ed eroina insieme. 

Rogoredo, il bosco della droga

E in quel "paradiso della droga" - il più grande del Nord Italia - ci tornano in tanti, praticamente tutti. I carabinieri della stazione di Porta Romana e Vittoria le loro facce scavate ormai le conoscono tutte, così come "conosciuto" è il volto di un ragazzo di diciannove anni, italiano, che a metà mattina è già praticamente lo spettro di se stesso. Con un giubbotto nero pesante a proteggerlo dal freddo se ne sta seduto su una sedia tra gli alberi con gli occhi chiusi, la testa penzoloni e il fumo di due pezzi di legno arsi che lo avvolge e lo nasconde dal resto del "boschetto". 

E le scene, anche negli altri angoli del parco, sono le stesse. Su un tappeto sterminato di siringhe - molte delle quali ancora con sangue e droga dentro -, ragazze e ragazzi con il sacchetto della spesa in mano si aggirano tra gli alberi, altri appoggiati a quegli stessi alberi sono pronti a iniettarsi la dose e altri entrano e escono dal "boschetto" sperando che i carabinieri siano andati via e che la piazza di spaccio sia tornata a funzionare con i suoi ritmi e i suoi guadagni, alcuni dei quali annotati su un pezzetto di cartone lasciato a terra accanto al "Narcan", il farmaco in grado di salvare i tossici da un'overdose.

I militari lì invece ci resteranno per tutta la giornata di martedì, come voluto dal Prefetto di Milano, Renato Saccone, che ha stabilito nuovi orari e nuove modalità di controllo per Rogoredo. Tanto è stato fatto - il disboscamento ha di sicuro reso la vita più dura ai pusher -, ma tanto c'è ancora da fare e le forze dell'ordine sono al lavoro per restituire alla città quella zona ormai "franca" in cui lunedì sera è stato aggredito Fabrizio Corona - era lì per girare un servizio televisivo - e in cui soltanto una settimana fa un 40enne aveva minacciato con una roncola due operatori di "Italia Nostra", l'associazione che curerà la rinascita del boschetto

Lì, martedì mattina, i carabinieri hanno controllato trenta persone e ne hanno denunciate due: entrambe erano tornate al parco nonostante un foglio di via. In caserma insieme ai militari, invece, è tornata una cagnolina di un paio mesi: è stata trovata tra l'immondizia e le siringhe ed è stata salvata e subito portata via. "Rogo" - questo il nome dato alla cucciola - andrà in canile, sarà curata e poi sarà adottata. 

Maxi blitz nel bosco della droga di Rogoredo

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