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Smaltimento illecito di rifiuti: 6 capannoni sequestrati, «guadagni alti e rischi troppo bassi»

Troppo alti i guadagni, troppo bassi i rischi: e così fiorisce il mercato illecito dello smaltimento di rifiuti in capannoni dismessi, ad opera di imprenditori senza scrupoli e di una "filiera" che, dai broker agli intermediari, passando per i trasportatori e i procacciatori dei siti abbandonati, secondo la procura di Milano è destinata ad espandersi sempre di più, se non si riattiva un meccanismo virtuoso.

L'inchiesta della dda, condotta dai carabinieri della Tutela Ambientale, ha tratto origine da un'altra indagine, quella posteriore all'incendio di via Chiasserini a Milano. E ha fatto emergere responsabilità da parte delle stesse imprese già coinvolte in quell'affare. La pena da 1 a 6 anni di carcere è evidentemente vista come un deterrente poco significativo a fronte di guadagni che possono anche superare quelli del traffico di droga. 

E i rifiuti urbani (la cui rotta è da Sud a Nord: i sei capannoni sequestrati sono tutti nel Nord Italia, mentre il 43% delle 10 mila tonnellate di rifiuti proveniva dalla Campania) sono solo una parte, nemmeno quella maggioritaria, del "problema rifiuti" italiano. Il 60% di quelli smaltiti illegalmente è infatti di tipo industriale (elettronico, chimico-farmaceutico e così via), e rappresenta anche un problema ambientale molto maggiore. La rotta in questo caso è invertita: dal Nord Italia verso le regioni del Sud, ma anche l'Africa.

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