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Milano, la famiglia che vive in lockdown volontario da dicembre

Così il covid ha stravolto le vite di due genitori con una figlia disabile grave: chiusi da un mese in un appartamento di 60 metri quadrati per non esporla al virus

Un'intera famiglia in auto isolamento dal 21 dicembre per non esporre una delle figlie, disabile grave, al covid-19. È la difficile scelta fatta dalla famiglia Nicoletti, che per preservare la piccola Roberta dal pericolo (per lei potenzialmente mortale) di un'esposizione al coronavirus ha scelto di stare in lockdown volontario rinunciando completamente a qualsiasi attività sociale in presenza, lavoro e scuola compresi.

"La terza dei nostri figli soffre di una grave malattia congenita e necessita spesso dell'ausilio di un respiratore - spiegano i genitori di Roberta - Per lei il normale rientro a scuola è impossibile, e visto che né dal governo né dalla regione sono arrivate indicazioni chiare su come gestire questo tipo di situazioni abbiamo scelto la soluzione più drastica: noi due a casa in permesso dal lavoro e gli altri nostri due figli più grandi in dad, anche se non è più prevista e formalmente risultano assenti da scuola".

VIDEO. La mamma costretta tutti i giorni ad assistere il figlio a scuola

"Siamo consapevoli che la nostra è una scelta del tutto volontaria - continuano Fortunato e Maria, padre e madre di Roberta - Sappiamo che l'emergenza non può durare per sempre e che gradualmente bisognerà riaprire tutto, ma ci aspettavamo almeno che le situazioni di fragilità fossero tutelate dai rischi di un possibile contagio. Sarebbe bastato rendere disponibili nelle farmacie i tamponi salivari, perché i disabili con difficoltà respiratorie quelli normali non li possono usare, oppure dare delle indennità alle migliaia di famiglie che come la nostra si trovano in questa situazione paradossale. C'è poi il capitolo scuola: mancano completamente insegnanti e infermieri di sostegno per far stare i nostri ragazzi in sicurezza. Come possiamo rimandarli a scuola in queste condizioni sapendo che per loro un'eventuale contagio non comporterebbe il semplice isolamento, ma un serio rischio di morte? Sinceramente non ce la sentiamo di fare questo azzardo e per questo viviamo chiusi in casa in cinque dal 21 dicembre".

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