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Fase 2, lo psicologo: "Possibili tensioni e ci vorrà tempo per tornare a essere spensierati"

Finito l'isolamento forzato i milanesi dovranno convivere con il virus tornando a usare i mezzi di trasporto pubblico e gli spazi comuni come uffici e negozi. L'intervista a uno psicologo milanese

La tanto attesa Fase 2 legata all’epidemia di Coronavirus è finalmente iniziata e a partire da lunedì 4 maggio i milanesi torneranno gradualmente alla normalità. Anche la riapertura, tuttavia, comporta i suoi problemi. Il timore del contagio è ancora forte, soprattutto per chi dovrà utilizzare i mezzi di trasporto pubblici o tornerà a frequentare spazi affollati come uffici e negozi. Per capire come gestire emotivamente questa nuova fase della pandemia ci siamo rivolti allo psicologo milanese Nicola Carminati, al quale abbiamo chiesto di spiegare quale sarà l’impatto della Fase 2 sulle abitudini e l’umore delle persone.

Dottor Carminati, quali sono le paure e le emozioni che le persone si sono trovate ad affrontare nella prima fase dell’epidemia?

"L’irrompere del  Covid-19 nella nostra quotidianità ha portato inevitabilmente ad affrontare un cambiamento, non voluto ed improvviso. Il dilagare dell’epidemia ha causato perciò un’improvvisa minaccia che ci ha fatto sentire più che mai vulnerabili, costringendoci a fare i conti con la paura per la nostra salute e quella dei nostri cari, ridimensionando la nostra libertà e costringendoci a rivedere le nostre abitudini, provocando in generale un forte senso di incertezza del futuro".

Quali possono essere, invece, le conseguenze dell’isolamento durante il cosiddetto “lockdown”?

"Il lockdown ci ha costretto ad affrontare la mancanza di contatti esterni, la riduzione dei nostri spazi, ma anche delle nostre relazioni con gli altri. Con il passare delle settimane questo può provocare stress, noia, un generale calo dell’umore, irritabilità, insonnia, ansia, confusione mentale e disturbi cognitivi come ad esempio la difficoltà a concentrarsi. La prolungata permanenza in casa inoltre, può aumentare la rabbia e la conflittualità tra chi condivide gli spazi domestici o inasprire precedenti conflitti tra coniugi o conviventi. Per molti, tuttavia, è stata anche l’occasione per dedicarsi ad attività trascurate, come la lettura, lo sport (anche se in casa), la cucina, o anche semplicemente godersi i momenti in famiglia e passare più tempo con i propri figli, portando magari a creare una maggiore complicità con i nostri cari".

C’è poi il problema del lavoro. In molti hanno dovuto sospendere la propria attività o addirittura l’hanno persa. Come si può affrontare una situazione del genere?

"La preoccupazione di sospendere il lavoro o perderlo può indurre una sensazione di fallimento e colpa che, nella peggiore delle ipotesi, si traduce in depressione. Il lavoro fa sicuramente parte della nostra identità e per alcuni è come perdere tutto. La sofferenza spesso è moltiplicata dall’orgoglio, da quello che potrebbero pensare gli altri, ma ora più che mai è importante imparare anche a chiedere aiuto agli altri, anche finanziario, nonostante l’orgoglio personale. Non possiamo prevedere il futuro ma possiamo cercare di vivere al meglio il presente e, paradossalmente, anche perdere il lavoro può essere un’occasione di svolta nella vita".

Cosa succederà con la fine del lockdown e quali possono essere le ripercussioni dell’isolamento forzato sulla vita quotidiana anche dopo che l’emergenza sarà conclusa e si potrà tornare ad avere relazioni sociali?

"Anche quando l’emergenza sarà rientrata e ci ritroveremo in situazioni di normale affollamento, per alcune  persone resteranno comportamenti di evitamento sociale e una forte volontà di controllo. Entrambi questi stati d’animo, se trascurati, possono portare a disturbi psicologici  come ansia, disturbo ossessivo compulsivo o depressione. In generale però, e mi riferisco alla maggior parte di noi, così com’è stato difficile durante le prime fasi del Covid-19 abituarsi all’idea dell’epidemia, allo stesso modo tornare a essere spensierati richiederà del tempo, e questo non è affatto strano. Sicuramente, dovendo tornare a frequentare spazi affollati e mezzi di trasporto pubblici ci saranno occasioni di conflitto e tensione, ma dobbiamo cercare di gestirle, magari anche rallentando i ritmi delle nostre vite e imparando a prenderci il tempo necessario a noi stessi e alla nostra salute senza lasciarci ossessionare troppo dai doveri che il vivere in società richiede".

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