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Disabili gravi: "Non siamo considerati in alcuna ordinanza o decreto. La nostra Fase 2 è anche peggio del lockdown"

Il padre di una bimba di Milano con una malattia rarissima spiega i rischi della loro 'ripartenza': "Senza test e tamponi i centri per disabili sono un pericolo"

La piccola Roberta è una degli oltre 50mila disabili gravi che in Lombardia vive ancora in isolamento forzato per la mancanza di linee guida precise da parte della Regione Lombardia su come evitare il contagio da Covid-19 nella Fase 2.

Il suo è il primo e unico caso in Italia di 'Displasia Campomelica Acampomelica', una rarissima malattia alle ossa per la quale è necessaria un’assistenza specialistica e continua. E così, ora che è iniziata la ‘riapertura’, i genitori della bambina si chiedono come gestire il rischio Coronavirus quando dovranno nuovamente portare la figlia nei centri disabili della città, o anche solo all’aperto. 

“La gran parte del personale medico infermieristico dei centri non ha fatto né test sierologici né tamponi - spiega il padre di Roberta, Fortunato Nicoletti - Da parte della Regione, ma anche da parte del Governo, le categorie fragili come quella di mia figlia non sono state minimamente prese in considerazione. Abbiamo più volte sollecitato il Pirellone, ma non abbiamo mai avuto risposta e mancano del tutto delle linee guida che tutelino i portatori di disabilità grave e gravissima. In questo modo per migliaia di famiglie, la Fase 2 è ancora peggio del lockdown”.

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