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Venerdì, 19 Aprile 2024

Video, ecco il momento del blitz con la vernice rossa contro la statua di Montanelli. La rivendicazione

Le immagini pubblicate da Rete Studenti Milano e LuMe (Laboratorio universitario Metropolitano)

Una protesta diventata virale in tutto il mondo grazie ai social network. E proprio sui social, il gruppo milanese che ha imbrattato la statua di Indro Montanelli ha rivendicato l'azione. Il video del momento del blitz con bombolette nere e vernice rossa è stato condiviso da Rete Studenti Milano e LuMe (Laboratorio universitario Metropolitano), che hanno rivendicato il gesto contro la contestata statua del giornalista, posta ai giardini a lui intitolati in centro a Milano.

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Gli autori del raid vandalico hanno abbandonato sul posto quattro barattoli di vernice rossa e sacchetti di carta. Nelle immagini si vedono due persone con felpe e cappuccio. Oltre alla 'pioggia' rossa, poi ripulita dai volontari domenica, scrivono con la bomboletta: "Razzista, stupratore".

Si tratta della statua al centro di molte polemiche in città dopo la lettera che i Sentinelli hanno scritto inviandola al sindaco Beppe Sala e ai consiglieri comunali per chiederne la rimozione, ricordando l'episodio del "matrimonio" con una ragazzina eritrea durante la guerra d'Etiopia negli anni '30: un episodio controverso nella biografia di uno dei "padri" del giornalismo milanese e italiano. 

La lettera dei Sentinelli ha scatenato moltissime reazioni in città; la politica, più o meno bipartisan, si è espressa per la non rimozione della statua (a cominciare dal sindaco), anche se non sono mancate voci favorevoli alla rimozione, come quella di Patrizia Bedori del Movimento 5 Stelle.

Il messaggio di rivendicazione pubblicato sui social da Lume e Rete Studenti Milano

"'Gli italiani non imparano niente dalla Storia, anche perché non la sanno'. Queste sono le parole spocchiose del 'più grande giornalista italiano' Indro Montanelli. Crediamo di aver dimostrato - al contrario - di conoscerla molto bene. Siamo convinti - scrivono nella nota che accompagna il video - che, senza una giusta revisione critica, la storia non possa definirsi tale. Essa va intesa come materia viva, soggetta a cambiamenti, e non possiamo fingere di non sapere che le statue che ne celebrano i protagonisti hanno una funzione sociale collettiva, perché occupano lo spazio pubblico rappresentando ciò che una classe dirigente decide di celebrare della propria storia".

E proseguono: "In un momento globale così importante - che da ogni parte del mondo ci vede capaci di infrangere barriere e abbattere idoli di un mondo che non deve più esistere - crediamo che figure come quella di Indro Montanelli siano dannose per l’immaginario di tutti. Un colonialista che ha fatto dello schiavismo una parte importante della sua attività politica non può e non deve essere celebrato in pubblica piazza. In una città come Milano, medaglia d’oro alla Resistenza, la statua di Indro Montanelli è una contraddizione che non possiamo più accettare".

"Il giornalista, oltre ad aver portato avanti una strenua campagna di apologia del fascismo, si arruolò volontariamente durante la campagna etiope, una campagna colonialista e schiavista. Qui - spiegano gli studenti - comprò una “faccetta nera” di nome Destà, una ragazza etiope di soli 12 anni, che usò senza ripensamenti come un vero e proprio giocattolo sessuale".

"Chiediamo, ad alta voce e con convinzione, l’abbattimento della statua a suo nome. Non possiamo accettare - la richiesta conclusiva - che vengano venerati come esempi da imitare personaggi che hanno fatto dello schiavismo, del colonialismo, della misoginia, del fascismo e del razzismo una mentalità con ben pochi ripensamenti. Con questo gesto vogliamo inoltre ricordare che, come ci hanno insegnato e continuano a insegnarci movimenti globali come Non Una Di Meno e Black Lives Matter, tutte le lotte sono la stessa lotta, in un meccanismo intersezionale di trasformazione del presente e del futuro. Se il mondo che vogliamo tarda ad arrivare, lo cambieremo. Mai più schiavismo. Mai più sessismo. Mai più razzismo".

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