Sono partiti venerdì 1 aprile da Gorizia i milanesi in viaggio con la carovana umanitaria della ong Mediterranea Saving Humans che ha portato aiuti agli ucraini di Leopoli, riportando in Italia un gruppo di profughi in fuga dalla guerra. Tra l'equipaggio della carovana, composta da volontari provenienti da diverse regioni italiane, anche la milanese Elena Fusar Poli, che racconta a Milano Today in quali condizioni si trovano i rifugiati che arrivano a Leopoli dopo essere scappati da altre città dell'Ucraina raggiunte dai bombardamenti russi.

"Le associazioni di Leopoli e altre città con le quali siamo in contatto ci raccontano di una situazione sempre più grave - spiega la volontaria - Persone LGBT che non possono lasciare il paese perché soggette all'obbligo di leva, ma soprattutto tantissimi civili che non hanno possibilità di lasciare le proprie case perché i corridoi umanitari non sono garantiti e sicuri. Fortunatamente ci sono anche molti volontari che stanno facendo il possibile per aiutare in questa immensa catastrofe umanitaria".

La carovana, che è tornata in Italia domenica 3 aprile con a bordo diversi rifugiati ucraini, è stata anche al centro di un incidente diplomatico alla frontiera, dopo che un volontario con doppio passaporto italo-ucraino (residente in Veneto da circa 30 anni) è stato bloccato dalla polizia a Korchowa, l'ultima città dell' Ucraina prima del confine con la Polonia. Il cooperante, partito dall'Italia il 1° aprile insieme agli altri componenti del convoglio di Mediterranea, è stato considerato soggetto alla leva obbligatoria vigente attualmente nel paese per gli uomini tra i 18 e i 60 anni. Sulla vicenda Mediterranea ha richiesto l'intervento dell'unità di crisi della Farnesina, poiché il volontario è attualmente ancora trattenuto alla frontiera.