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Tornano le occupazioni abusive: «Tanto vale lasciare le porte aperte»

Lo sfogo di una residente dopo un tentativo di occupazione in via Abbiati: i "soliti" colpi alla porta, la "solita" ansia per gli inquilini dello stabile

Piano terreno, via Abbiati 4. Sono le nove di sera di venerdì 23 settembre quando, d'improvviso, i condomini sentono i colpi. Inequivocabili per chi vive nei quartieri popolari di Milano. C'è qualcuno che sta "sfondando" per entrare abusivamente in un appartamento.

Una signora scende per prima, altre tre persone seguono quasi immediatamente. Chi vive in questi caseggiati sa che è - quasi sempre - l'unico modo per impedire l'occupazione abusiva: fare "massa" e allontanare le persone. Nel frattempo vengono avvertiti sia l'Aler (proprietaria dello stabile) sia la polizia. Ma non arriva nessuno.

Nel frattempo, per chi sta sfondando la porta l'operazione è più complicata del solito: si tratta di una porta blindata. I piedi di porco lavorano per circa dieci minuti, incuranti delle proteste degli abitanti regolari; poi gli uomini che stanno cercando di violare l'ingresso decidono che è meglio desistere. Una parte del lavoro, però, è già fatta: ora, temono i condomini, si tratta solo di completare l'opera. Sabato sera o domenica sera torneranno.

L'appartamento era vuoto da circa due mesi. L'inquilino precedente - regolare - se n'era andato. «Tanto vale lasciare le porte aperte», si sfoga una residente esasperata: «Sono passati due anni da quando il fenomeno è esploso e a quanto pare è tutto come prima. Per noi ormai vuol dire che non c'è la volontà. E chi sfonda le porte ormai lo fa anche alle nove di sera. Prima o poi inizieranno anche in pieno giorno. Allora che senso ha sbarrare le porte, lastrarle? Tanto vale lasciarle aperte, così gli occupanti possono entrare senza impaurire nessuno e senza provocare altri danni».

Già, perché nel tentativo di sfondare una porta, può capitare che venga danneggiato anche il muro del pianerottolo oppure perfino la porta dell'appartamento a fianco. Per non parlare delle conseguenze psicologiche dei residenti, che da anni ormai vivono con la paura, l'ansia, la tensione.

Le occupazioni abusive, intanto, sono tornate a crescere a Milano: ben 71, nelle sole case Aler, in luglio e agosto, contro le 95 dei primi sei mesi (gennaio-giugno). Aler e polizia spesso intervengono, ma è inutile. Anche perché, al momento, non ci sono più strutture per ospitare - in prima accoglienza - gli sgomberati. Soprattutto se con minori. Presto la stessa Aler metterà a disposizione una nuova struttura e questo, almeno nelle promesse, consentirà di riprendere gli sgomberi.

Ma è evidente che il problema resta complesso e non risolto. 10 mila case vuote, 25 mila nuclei in lista d'attesa significano soltanto una cosa: occorre anzitutto evitare che le case restino vuote (quella di venerdì sera era vuota da appena due mesi), ma non basta per risolvere l'emergenza abitativa in città. Rimettere a posto un alloggio costa in media 15 mila euro, e il comune - nelle sue circa duemila di proprietà - sta per attivare l'operazione. Poi ci sono le circa ottomila case vuote di Aler. Ma i numeri - impietosi - dicono che c'è bisogno, ed anche piuttosto urgente, di pensare ad una politica abitativa complessiva.

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