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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Subaffittavano la casa Aler, poi chiamavano la polizia: denunciati anziana e il suo complice

L'anziana era destinataria dell'alloggio. Il complice si occupava di trovare gli inquilini

Lui, il "braccio" della coppia, si occupava di fare il lavoro sporco: procacciava i clienti, minacciava chi provava ad opporsi e trovava spalle amiche. Lei, la "mente", pensava alla gestione: stringeva accordi con le vittime, al momento giusto chiamava la polizia o i carabinieri e poi faceva ripartire il "giro". Un giro che ha fruttato loro diverse migliaia di euro, almeno fino a quando la polizia li ha scoperti e fermati.  

Gli agenti del commissariato Porta Genova, guidati da Manfredi Fava, hanno denunciato Michelina C. - una donna di settantacinque anni, pugliese ma residente a Milano - e Mamoud Ahmed - un quarantasettenne egiziano, anche lui residente in città - accusati di concorso in favoreggiamento di occupazione abusiva, truffa all'Aler in concorso, concorso in favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, simulazione di reato - solo per l'anziana - e minacce gravi, solo per l'uomo. 

Il subaffitto e la chiamata alla polizia

I due sono entrati in azione a partire dallo scorso marzo, quando alla settantacinquenne è stato assegnato un alloggio Aler in via Giambellino 64. La donna avrebbe continuato a vivere a casa di sua figlia, che abita poco lontano da lì, e avrebbe iniziato a subaffittare l'appartamento ad alcuni cittadini stranieri - rintracciati dal complice -, pretendendo dagli "inquilini" il pagamento anticipato dell'affitto. Lei stessa, poi, una volta intascati i soldi, avrebbe più volte chiamato la polizia per denunciare l'occupazione della casa in modo tale da garantirsi lo sgombero, un nuovo subaffitto e, naturalmente, nuovi soldi. 

La prima telefonata al commissariato di Porta Genova è arrivata lo scorso 15 maggio, quando la settantacinquenne ha raccontato agli agenti che l'alloggio era stato occupato abusivamente da una famiglia. Quindici giorni dopo la scena si è ripetuta praticamente identica: in casa i poliziotti hanno trovato una diciassettenne che risultava scomparsa, un sedicenne del Pakistan fuggito da una comunità di Pavia e un quindicenne. I primi dubbi sulle parole dell'anziana sono sorti proprio durante questo intervento, perché gli agenti hanno sorpreso la settantacinquenne mentre strappava un foglietto - poi distrutto - dalle mani del ragazzino. I sospetti sono diventata realtà il 15 giugno, quando - dopo l'ennesima richiesta d'aiuto della truffatrice - i poliziotti sono intervenuti in via Giambellino e uno degli occupanti ha consegnato loro una sorta di scrittura privata con la quale la settantacinquenne si impegnava ad affittare la casa in cambio di duemila euro. 

"Non devi rompere il cazzo, ti uccido"

Da maggio a inizio ottobre, stando alle indagini, le truffe riuscite sarebbero almeno sei: tutte confermate dalle vittime e tutte messe a segno con lo stesso modus operandi. Anche perché nel condominio a dettare legge, come in una sorta di regno del terrore, era il quarantasettenne complice dell'anziana, che era riuscito a convincere un vicino di casa - che sarà denunciato - a confermare alla polizia la tesi delle occupazioni abusive. Ma non solo. Perché Mamoud - che ha precedenti per sequestro di persona, rapina, estorsione e violenza sessuale di gruppo - alzava la voce con chi cercava di opporsi, come quando ad una inquilina settantenne aveva detto: "Non devi rompere il cazzo quando lavoro. Io ho il coltello sempre dietro e so dove abiti, ti ammazzo". 

I due, per ora, sono stati denunciati a piede libero, ma gli agenti del commissariato Porta Genova hanno già chiesto al Gip una misura cautelare per entrambi. 

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