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Centri sociali e sgomberi, una nuova speranza per il Cox 18

Un anno fa la prefettura ordinava lo sgombero del centro sociale, poi rioccupato. Ora il Comune ha messo lo stabile di Via Conchetta in vendita e per le attività e il futuro del centro si apre uno spiraglio

centro-sociale-conchetta-2Circa un anno fa, il 22 gennaio del 2009, la prefettura ordinava lo sgombero del centro sociale Cox 18 di via Conchetta. Da quel giorno l’opinione pubblica ha iniziato a schierarsi a favore dello spazio sociale, luogo di aggregazione per l’intero quartiere e custode della controcultura della città, raccolta dal suo fondatore Primo Moroni in un ricchissimo archivio.

Le autorità non avevano saputo dare una risposta sul futuro dei documenti mostrando tutti i limiti del colpo di mano effettuato dalle forze dell’ordine. L’unica preoccupazione tangibile del sindaco e della giunta sembrava essere quella di rientrare in possesso dello stabile che, altrimenti, sarebbe diventato di proprietà degli occupanti per effetto dell’usucapione, cioè di quel processo giuridico che fa sì che l’utilizzatore di un bene ne diventi il proprietario dopo 20 anni di utilizzo.

Due degli elementi fondamentali dell’usucapione sono l’uso continuato e, soprattutto, il tacito “consenso” dell’effettivo proprietario, in questo caso del Comune di Milano.

Insomma, interpretando l’accaduto il Comune ha detto: “non so cosa voglio fare con lo stabile ma verrà sicuramente buono in futuro. Non mi interessa se è attualmente gestito da persone che non hanno mai creato problemi e che hanno evitato di farmi spendere i soldi per la manutenzione negli scorsi 20 anni. Non mi interessa nemmeno degli ottimi rapporti con il vicinato e dell’utilità sociale e culturale dello spazio. È mio e se non so cosa farne è solo un mio problema”.

Le poco convincenti motivazioni comunali non hanno impedito che si sviluppasse un acceso dibattito in seno all’opinione pubblica: artisti, attori, musicisti, attivisti vari si sono schierati con il Cox mentre le autorità prendevano tempo in attesa che si calmassero le acque.

Nel frattempo, il 13 febbraio, il centro sociale veniva nuovamente occupato e riprendeva la sua attività senza che forze dell’ordine e istituzioni muovessero un dito. Se tre settimane prima sembrava che quell’area fosse di fondamentale importanza per il futuro della città, l’indifferenza generale confermava (se mai ce ne fosse bisogno) che lo sgombero era stato semplicemente un atto di forza inutile.

La scorsa settimana, dopo 10 mesi di anonimato, il consiglio comunale ha preso una decisione che, se pur indirettamente, coinvolge il Cox 18 e apre una possibilità sul suo futuro. Il Comune ha messo in vendita una sessantina di immobili di sua proprietà e tra questi figurava anche quello in cui si trova il centro sociale.

Una mozione presentata dall’opposizione e passata con l’astensione della maggioranza, ha “salvato” il Cox 18, ritenuto, insieme ad altre realtà storiche della città, un luogo che non poteva essere venduto. A questo punto sembra che si apra uno scenario favorevole al proseguimento dell’attività dello spazio ma non ci sono state dichiarazioni che lo abbiano legittimato. Si deve capire, insomma, se si sia scelto il “male minore” evitando i problemi connessi ad un nuovo sgombero o se, effettivamente, si voglia preservare una realtà culturale importante.

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