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Altro store dell'Outlet dolciario in Galleria, addio a Salotto e Gatto rosso

Per l'aggiudicazione definitiva, oltre alle verifiche, si dovrà attendere anche l'esito del ricorso al Tar degli attuali gestori

Aggiudicati (in via provvisoria) gli spazi in Galleria Vittorio Emanuele attualmente utilizzati dal Salotto e dalla Locanda del Gatto Rosso, i due ristoranti con i quali c'era stata anche una vertenza con i giudici amministrativi. Tutte le sei società partecipanti hanno ottenuto il massimo punteggio per l'offerta tecnica: le vincitrici hanno quindi prevalso sulle altre per il lato economico, ovvero l'offerta di un canone annuo di affitto più alta.

Gli spazi del Salotto sono stati vinti dalla società Molino 6-678 Sas (300 mila euro di canone offerto contro una base d'asta di 140.800 euro, il gruppo ha già un bar a Milano), quelli del Gatto Rosso dalla società Lupita's Srl, che ha offerto 720 mila euro annui contro 289 mila di base d'asta. Lupita è la società di Mauro Tiberti, imprenditore bresciano fondatore dell'Outlet dolciario, che ha già tre negozi a Milano (via Torino, Buenos Aires e Duomo). L'offerta è molto alta: 3.500 euro al metro quadro è record all'Ottagono. 

L'aggiudicazione definitiva sarà sancita dopo la conclusione del normale iter di controllo, con accertamenti fiscali e giudiziari, ma anche dopo la sentenza del Tar attesa per giugno in risposta alle istanze presentate dagli attuali gestori dei locali. 

Il Comune di Milano avrebbe preferito "salvaguardare" la storia della ristorazione in Galleria, prorogando senza gara le concessioni di Savini, Salotto e Gatto Rosso, ma - negli ultimi mesi di mandato di Pisapia - ha ricevuto un primo stop dall'Anac (Autorità nazionale anticorruzione) e ha suggerito ai tre ristoratori di presentare un ricorso. Ma se il Savini è stato riconosciuto dal Tar come un "simbolo" storico-culturale, non così per gli altri due locali. 

Ora, con il bando per gli spazi, Palazzo Marino ha provato ad inserire una clausola che "aiutasse" Salotto e Gatto Rosso: la possibilità per i due ristoranti esistenti di "pareggiare" - se lo avessero voluto - l'offerta massima arrivata. Ma l'Anac ancora una volta ha affermato l'illegittimità di una clausola del genere, dando di fatto il via libera ad una gara totalmente aperta.

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