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Quarto Oggiaro

Pestaggi e spari, guerra tra nuovi narcos della coca a Quarto Oggiaro: arrestato "Nasone"

In manette il 28enne Stefano Milotta, accusato di aver fatto da palo durante un agguato

Era entrato nella battaglia per prendersi quel quartiere storicamente crocevia di tanta, tantissima della cocaina di Milano. Era stato tirato in quella stessa guerra che parte della sua famiglia aveva già combattuto trenta anni prima in Sicilia, per lo stesso motivo. Così, aveva accettato di fare da palo, da "staffetta" e aveva portato a termine il suo lavoro, indicando tempestivamente ai compagni qual era l'obiettivo da colpire. 

Stefano Milotta, 29enne residente a Quarto Oggiaro, è stato arrestato dai carabinieri della seconda sezione del nucleo investigativo di Milano, guidati dal tenente colonnello Pantaleo Cataldo, con le accuse di lesioni gravissime e porto abusivo di armi. Milotta, conosciuto come "Nasone" e già condannato nel 2009 a tre anni di reclusione per spaccio, avrebbe infatti preso parte all'agguato che la sera del 24 aprile 2018 aveva portato al ferimento di Michelangelo Lo Bue, 27enne gambizzato a colpi di pistola sotto casa sua in via Arsia.

L'assalto, i proiettili, l'agguato

Ad aprire il fuoco, stando a quanto accertato dagli investigatori, erano stati Giuseppe Poerio e Mohamed Lakhel, quel "Zucca" che in realtà di Lo Bue era anche amico d'infanzia ma che poi aveva preferito cercare di colmare il vuoto di potere nel mondo dello spaccio che si era creato dopo il pestaggio della "New Car". 

Lì il filo del tempo torna indietro al 12 marzo 2018: Lo Bue, Rocco Ambrosino e altri sette uomini entrano nella carrozzeria di Novate, di proprietà di Massimiliano Toscano, e lo massacrano per fargli capire che lì si spaccia solo la "roba" loro. Poco dopo Ambrosino, Lo Bue e Kristian De Palma iniziano a ricevere proiettili a casa e minacce: ad agire, però, non è Toscano ma proprio "Zucca", che così cerca di agitare ulteriormente le acque per far sì che gli altri due rivali si eliminino tra loro.  

Ma Lo Bue capisce e inizia a dare la cacca a Lakhel, che però fa prima. Il 24 aprile 2018 alle 21.04 "Zucca", insieme a Poerio, lo aspetta sotto casa e gli spara due colpi di pistola alla gamba, colpendolo una sola volta. 

Il ruolo della "staffetta"

In quell'azione, però, i due non sono soli. A far parte del commando, hanno ricostruito adesso gli inquirenti, era anche Nasone. Il suo è forse il ruolo più delicato: fa da staffetta, segnala agli altri due quando l'obiettivo sta arrivando. 

Così, le telecamere vedono la sua Fiat 500X verde transitare alle 20.05, alle 20.33 e alle 20.56 proprio sotto casa di Lo Bue: meno di dieci minuti dopo la vittima sarà colpita. Nell'ultimo passaggio, mette bianco su nero il Gip, Milotta incrocia l'auto di Lo Bue - poi arrestato anche lui per spaccio - e accende gli abbaglianti per far arrivare un segnale a un uomo in strada. Quell'uomo è proprio Poerio. 

"Territorio monopolizzato da anni"

Ma il Gip Guido Salvini nero su bianco ha messo anche altro, parlando di Milotta, che è pronipote di una vittima di mafia uccisa ad Alcamo il 20 agosto 1991. "Quanto alla personalità dell'indagato, si tratta di appartenente ad una famiglia i cui membri, nel loro curriculum vantano condanne per traffici di droga in seno ad un'organizzazione criminale tra le più importanti che, da oltre trent'anni, opera a Quarto Oggiaro".

E a Quarto opera anche bene. perché "i soggetti legati ai Carvelli e ai Milotta - scrive ancora Salvini - continuano da anni a monopolizzare il controllo di quel territorio che consente loro così di imporre la proprie forza intimidatrice". Una forza "intimidatrice - conclude il Gip - che deriva dalla sua appartenenza ad una famiglia di soggetti condannati per gravi reati anche di stampo mafioso". 
 

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