Chiusura MuFoCo, Gasparini: «Perché Ghilardi non si è battuto per il museo?»
L'ex sindaco analizza: «Sarebbe ora che il consiglio comunale e i cittadini fossero informati sulla situazione del museo e sulle scelte che l’amministrazione comunale ha fatto o intende fare»
A parlare della chiusura temporanea del Museo di Fotografia Contemporanea c'è anche Daniela Gasparini, ovvero colei che durante il suo mandato di sindaco ne ha dato la luce, e la sua analisi è sia culturale che politica. La riportiamo integralmente qui sotto.
«La chiusura temporanea è la dimostrazione evidente della incertezza del suo destino. Cinisello Balsamo, che a gennaio è stata riconosciuta come città turistica dall’ISTAT anche perché sede del Museo di Fotografia Contemporanea, rischia di vedere chiuso il museo senza che il sindaco e l’assessore alla cultura battano un colpo».
«Non mi risulta infatti ci sia stata nessuna comunicazione in consiglio comunale delle prospettive che si aprivano dopo che il ministro Dario Franceschini ha riconosciuto il valore nazionale del Museo di Fotografia Contemporanea (unico museo pubblico di fotografia in Italia) indicando la Triennale e il museo come riferimenti per dare avvio al Museo Nazionale di Fotografia».
«Le uniche informazioni che circolano parlano di un progetto di trasferimento del museo in Triennale non riconoscendo quindi alla città di Cinisello Balsamo il ruolo svolto nella “creazione” di una istituzione di valore nazionale».
«Per Cinisello Balsamo, perdere il museo così come la presenza dell’università Bicocca, vuole dire abbandonare la sfida di diventare una città con una rete di opportunità di scala almeno metropolitana, di non essere considerata una città dormitorio, di essere più attrattiva e di poter accedere a risorse e servizi d’eccellenza che altrimenti il Comune non potrebbe garantire ai cittadini».
«Nel progetto originale il museo avrebbe dovuto occupare gran parte della Villa Ghirlanda, ma mancando il riconoscimento nazionale mancavano le risorse per realizzare e gestire un area museale ancora più grande; adesso che viene riconosciuto il valore nazionale e le relative risorse, il museo e il suo archivio si dovrebbero trasferire a Milano? Sembra una beffa!».
«Cinisello Balsamo non viene considerata una città idonea a ospitare un museo nazionale perché troppo proletaria? Si ritiene che gli investimenti culturali debbono riguardare solo il capoluogo? L’amministrazione comunale si sarebbe dovuta “battere” per preservare il museo a Cinisello Balsamo, per non impoverire la città, per ampliare le opportunità di crescita economica, migliorare l’immagine e l’attrattività».
«Sarebbe ora che il consiglio comunale e i cittadini fossero informati sulla situazione del museo e sulle scelte che l’amministrazione comunale ha fatto o intende fare».